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Ogni giorno sul sentiero per accudire tre gattini

I tre gatti “adottati” da Andrea Laverda sopra Oliero
I tre gatti “adottati” da Andrea Laverda sopra Oliero
I tre gatti “adottati” da Andrea Laverda sopra Oliero
I tre gatti “adottati” da Andrea Laverda sopra Oliero

Da una parte ci sono i responsabili dell’ignobile gesto di Brindisi dove, la notte di capodanno un gatto è stato ucciso con i petardi. Dall’altra c’è un uomo della Valbrenta che ogni giorno percorre un sentiero per portare cibo e coccole a tre gattini che ora sono diventati le mascotte di una casera presa in affitto. Un gesto semplice ma pieno di buon cuore, quello di Andrea Laverda, valligiano di 43 anni. Tutto è iniziato nei mesi scorsi, quando il 43enne, impegnato nei terreni del lotto di terra sulla mezza costa, sopra l’abitato di Oliero, ha visto tre batuffoli neri nascosti tra le mura di un vecchio caseggiato. Con loro c’era anche la mamma, Andrea all’inizio ha solo pensato di aiutarla con l’allattamento portandole crocchette per garantirle sostentamento, così i gattini sono cresciuti e della madre a poco a poco si sono perse le tracce. I piccoli però a lasciare la casera non ci hanno pensato proprio e il motivo è che sapevano di aver trovato un bravo custode disposto a prendersi cura di loro. «Salgo ogni giorno - spiega Andrea - venti minuti a piedi all’andata e gli stessi al ritorno per portare loro la razione di cibo quotidiana. Il fatto è che ormai mi sono affezionato, loro sono selvatici ma lentamente stanno iniziando a farsi avvicinare. Vorrei che rimanessero nella casera, mi piacerebbe continuare a prendermi cura di loro, però non voglio addomesticarli, devono continuare ad essere liberi come sono nati». I gatti ormai hanno sei mesi, e tra i boschi della Valbrenta se la cavano alla grande: hanno cibo tutti i giorni e un giaciglio protetto dove dormire e ripararsi dal freddo. Tutti i giorni aspettano la loro dose di crocchette, senza essere mai delusi. «A essere sincero non mi pare di fare chissà cosa - precisa Andrea - rispetto ai volontari dell’Enpa io sono un dilettante, mi sono rivolto a loro per programmare la sterilizzazione dei gatti, che è fondamentale, e mi sono reso conto di quanto facciano ogni giorno. Il plauso andrebbe a loro». «Poi comunque portagli da mangiare fa bene anche a me - conclude - non sono mai stato così in forma a forza si scarpinate». I gatti non hanno un nome e non l’avranno dal momento che Andrea è contrario. Si chiameranno solo “I gatti neri dei Calmi”, che è il nome della casera diventata la loro casa. •

F.C.

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