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Bassano

Offese per l’agente morto: a giudizio per vilipendio

Quei post su Facebook valgono il processo. È iniziato nei giorni scorsi, davanti al giudice Salvadori e al pubblico ministero onorario Locas, il dibattimento pubblico a carico di Denis Masiero, 36 anni, residente a Solesino, nel Padovano, e di Claudio Giofrè, 30 anni, di Volpago del Montello (Treviso). I due imputati, assistiti dagli avv. Luisa Pizzuti, Graziana Cenna e Michele Vettore, dovranno tornare in aula in ottobre, quando il processo entrerà nel vivo con le prime testimonianze. Devono rispondere di vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze armate. Rischiano una pesante multa, ma vogliono dimostrare la loro innocenza. 
Il dramma I fatti risalgono al 30 maggio di due anni fa. In quei giorni era avvenuta una tragedia che aveva scosso il commissariato di Bassano e la questura di Vicenza. Un poliziotto, in servizio in città, aveva deciso di togliersi la vita. Una scelta che aveva lasciato attoniti i tanti colleghi e amici che lo conoscevano e lo stimavano, e che non avevano compreso fino in fondo il dramma interiore che stava vivendo. La notizia si era rapidamente diffusa a Bassano ed era stata pubblicata anche sui siti di informazione on line. 
I post I due imputati avrebbero commentato la notizia con post con espressioni che gli inquirenti hanno ritenuto siano un reato: erano stati denunciati dai poliziotti, e poi la procura ha disposto il processo. Masiero - che ha un nome profilo diverso dal suo - avrebbe scritto «uno in manco che rompe i c...», Giofrè invece avrebbe lasciato ai posteri la frase «fatto bene uno in meno». Espressioni del genere sono ritenute violazioni della legge (oltre che del buon gusto e del rispetto), perché avrebbero vilipeso un appartenente alle forze dell’ordine e di converso la Forza armata, come si legge nel capo di imputazione. I messaggi non erano passati inosservati, e gli stessi colleghi della vittima avevano avviato le indagini identificando i due presunti autori, poi denunciati dagli agenti del vicequestore Peruffo.
I social Inchiesta e processo riaccendono i riflettori sulla libertà di espressione sui social network. Sono centinaia ogni anno le indagini della procura vicentina per reati legati alla diffamazione on line; soprattutto sui commenti di Facebook si legge di tutto, e spesso i post superano il limite del diritto di critica. Le sanzioni sono pesanti, e così pure i risarcimenti danni per coloro che subiscono quel genere di attacchi. I social non sono un porto franco, dove scrivere tutto quello che passa per la testa, ma essendo pubblici sono letti potenzialmente da un numero molto elevato di persone, ragion per cui è doveroso essere continenti ed evitare offese e insulti, sia personali che alle categorie. 

 

Diego Neri

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