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Mr Dinamite farà saltare le ceppaie

Le ceppaie delle piante abbattute dalla tempesta di ventoL’esperto Danilo “Mr Dinamite” Coppe
Le ceppaie delle piante abbattute dalla tempesta di ventoL’esperto Danilo “Mr Dinamite” Coppe
Le ceppaie delle piante abbattute dalla tempesta di ventoL’esperto Danilo “Mr Dinamite” Coppe
Le ceppaie delle piante abbattute dalla tempesta di ventoL’esperto Danilo “Mr Dinamite” Coppe

Un milione di alberi schiantati, un milione di ceppaie che al termine dell’esbosco dovranno essere rimosse. È una delle tante criticità del “post Vaia”, la tempesta di vento di fine ottobre 2018, su cui stanno lavorando amministratori e tecnici. Un’idea sorta recentemente, e che sarà testata il 4 settembre vicino a località Pusterle a Roana: è quella di utilizzare dell’esplosivo per rompere in più pezzi questi resti degli alberi, in maniera che poi la natura possa più velocemente degradarli. Le ceppaie, nelle disposizioni regionali di taglio forestale, dovrebbero rimanere sul posto. Oggi però il loro numero non lo permette, salvo voler lasciare una sorta di “cimitero degli alberi” al posto delle fitte abetaie spazzate via dalle raffiche di vento. Avendo però gran poco valore commerciale, ed essendo quindi la loro rimozione decisamente antieconomica, oltre che faticosa meccanicamente, serviva un metodo veloce e relativamente poco costoso per levarle dando il via alla fase del ripristino forestale. Ecco allora la proposta di utilizzare gli esplosivi. L’idea è nata dal prof. Raffaele Cavalli, direttore del Dipartimento territorio e sistemi agro-forestali dell'università di Padova, nonché consulente alla Regione per il ripristino boschivo post Vaia, che ha contattato l’esperto in esplosivi Danilo Coppe, noto anche come “Mr. Dinamite” e balzato agli onori delle cronache per il suo ruolo nella demolizione del ponte Morandi a Genova. Insomma, uno dei massimi esperti del settore. Nell’incontro tecnico con l’ufficio patrimonio di Roana, Coppe ha spiegato che «saranno utilizzati esplosivi a base di azoto, che non inquinano. Trattandosi inoltre di microcariche sono facilmente adattabili alla dimensione del ceppo e il rumore sarà pari ad una fucilata. Quella di Roana è però solo una prova per verificare l’efficacia e per determinarne i costi, ma credo possa essere funzionale per il ripristino del sottobosco». Una proposta che ha sollevato però qualche perplessità all’interno dell’Unione Montana, ente sovracomunale incaricato da fare da tramite tra Comuni e Regione per l’emergenza Vaia. «Riteniamo che questo metodo possa essere valido solo in zone impervie e difficilmente raggiungibili dai mezzi meccanici - commenta il presidente della Spettabile Reggenza, Emanuele Munari - Ho dei dubbi invece sulla sua praticità generale, sia per la presenza di residuati bellici nel sottosuolo sia per l’impatto ambientale. La nostra propensione sarebbe di utilizzare i fondi statali destinati al post Vaia per il ripristino del bosco attraverso la macinazione meccanica delle ceppaie sul posto». «Questo è di fatto un esperimento – chiarisce il prof. Cavalli – che, se funziona, potrebbe costituire un modello per tutti i boschi veneti colpiti da Vaia. Se lasciate nel bosco, le ceppaie impiegherebbero anni per decomporsi e intanto costituirebbero un impedimento al ripristino boschivo, oltre a essere un antiestetismo e un potenziale pericolo. Spezzando i ceppi in più pezzi il processo naturale viene agevolato: nel giro di poco tempo i resti si degraderanno, fornendo un fertilizzante naturale al nuovo bosco o al pascolo che avanza». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gerardo Rigoni

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