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«Morte cerebrale» per il neonato scosso Inchiesta per omicidio

La tragedia si è consumata. Ed è doppia, quella di una Medea impazzita che trasforma l’amore per il figlio in forza omicida e quella di una candida vittima, come può essere una creatura di pochi mesi, bersaglio di un amore materno diventato inspiegabile furore. Alle 13 di ieri è stata dichiarata la morte cerebrale del piccolo M., il bimbo di Mestrino partorito il 3 luglio scorso e all’alba di sabato scosso con tale forza dalla mamma, nel tentativo di far cessare il suo pianto, da ridurlo in coma. Il risultato? Lesioni cerebrali irreversibili. Un’agonia di sei giorni, senza via di ritorno. Ieri assente ogni flusso sanguigno al cervello come rilevato dalla scintigrafia cerebrale, mentre la speranza era già tramontata fin da giovedì di fronte all’esito dell’angiotac, un esame diagnostico che aveva svelato devastanti lesioni a tutto il cervello, compresa la sostanza bianca e la corteccia, e ai fasci di fibre nervose che uniscono encefalo e midollo spinale. Per la tarda serata era attesa la seconda e ultima valutazione della commissione medica competente a valutare la morte cerebrale, passo fondamentale per procedere al distacco dalle macchine che hanno garantito l’attività respiratoria e cardiaca del piccolo paziente. Un caso di sospetta shaken baby syndrome (sindrome del bambino scosso), che ora mette nei seri guai la mamma, una 29enne originaria di Casoni di Mussolente nel Vicentino e già madre di una bimba di un anno e mezzo, sposata con un 37enne padovano di Mestrino. Indagata per lesioni volontarie gravissime, ora rischia la ben più pesante imputazione di omicidio colposo, con il dolo eventuale o di omicidio preterintenzionale, nella peggiore delle ipotesi. Nel frattempo il tribunale dei minori di Venezia ha affidato l’altra figlioletta della donna ai nonni paterni a tutela della bambina che non può contare su una situazione familiare stabile. «Giovedì il flusso sanguigno, pur minimo, c’era. Oggi non più: risulta totalmente assente sia a livello della corteccia cerebrale che del bulbo. Questa situazione ci ha fatto convocare la commissione medica che alle 13 ha fatto una prima valutazione, la seconda seguirà a distanza di 8-12 ore». ha spiegato ieri pomeriggio il professor Giorgio Perilongo, direttore del Dipartimento di salute della donna e del bambino dell’Azienda ospedaliera di Padova. All’interno del Dipartimento si trova la Terapia intensiva pediatrica dove è ricoverato il piccolo M., vegliato dalla madre sotto shock, forse incapace di rendersi conto di quello che è accaduto. «Aspettiamo la seconda valutazione che riguarda i riflessi tronco-cerebrali» prosegue il prof. Perilongo, «Se mancano, è la conferma che le lesioni sono irreversibili. E che non potrà mai esserci spontanea attività respiratoria e cardiaca. A quel punto si staccano le macchine» ammette. Sempre ieri il piccolo è stato visitato dal professor Raffaele De Caro e dal collega Andrea Porzionato, entrambi dell’Università di Padova, i due consulenti nominati dal pubblico ministero padovano Roberto Piccione che coordina l’inchiesta. Dovranno cercare di capire se il neonato, che al di là delle lesioni cerebrali non presenta fratture in altre parti del corpo, sia stato ridotto in quelle condizioni in seguito a un’unica azione violenta o a più scuotimenti avvenuti nel tempo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Cristina Genesin

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