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Marocchino violento ora è ufficialmente irregolare in Italia

Mustapha El Hajji
Mustapha El Hajji
Mustapha El Hajji
Mustapha El Hajji

Nuovi sviluppi nella vicenda che vede coinvolto Mustapha El Hajji, il pregiudicato marocchino residente a Mussolente protagonista lo scorso giugno di una violenta incursione nel bar “La sosta” di viale Pio X. Nelle scorse ore al trentenne è stato notificato il rigetto dell’istanza di richiesta di permesso di soggiorno. Risulta quindi ufficialmente “irregolare” sul territorio italiano, anche se non è possibile attuare l’espulsione per via del vincolo matrimoniale che lo lega a una giovane italiana. L’uomo ha 30 giorni di tempo per fare ricorso. Nel frattempo gli agenti del commissariato cittadino, guidati dal vicequestore David De Leo, proseguono gli accertamenti finalizzati a definire i rapporti matrimoniali, sulle cui modalità gli inquirenti nutrono riserve. El Hajji, in Italia dal 2004, era riuscito a evitare gli effetti del foglio di via emesso dal questore di Vicenza il 25 ottobre 2016 in seguito a una lunga sfilza di reati commessi nel Bassanese, seguiti da diverse sentenze - sposandosi il successivo 5 novembre con una diciottenne residente a Mussolente. Questo passo gli permise di impugnare il provvedimento di allontanamento davanti al Tar, che accolse le sue richieste. Il marocchino non si è mai trovato un lavoro e ha accumulato una serie di condanne, per resistenza a pubblico ufficiale, rapina, furto aggravato, minacce, lesioni e porto di oggetti atti all’offesa. La sera dello scorso 15 giugno era entrato nel bar “La sosta” minacciando titolari e clienti con due coltelli e fu bloccato a fatica dall’intervento degli agenti del commissariato, uno dei quali restò ferito. E non era la prima volta. L’arresto per resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento, era stato subito convalidato dal pubblico ministero La Placa. Nei giorni scorsi, al termine del processo con rito abbreviato, El Hajji, difeso dall’avvocato Fabio Targa, è stato condannato in tribunale Garbo a un anno di reclusione. •

Francesca Cavedagna

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