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«Luca il ricordo, Marta l’esempio Ci danno fìducia»

L’omelia dell’abate Andrea Guglielmi davanti ai congiunti di Luca Russo FOTOSERVIZIO  GIANCARLO  CECCON
L’omelia dell’abate Andrea Guglielmi davanti ai congiunti di Luca Russo FOTOSERVIZIO GIANCARLO CECCON
L’omelia dell’abate Andrea Guglielmi davanti ai congiunti di Luca Russo FOTOSERVIZIO  GIANCARLO  CECCON
L’omelia dell’abate Andrea Guglielmi davanti ai congiunti di Luca Russo FOTOSERVIZIO GIANCARLO CECCON

L’attentato di Barcellona, due anni dopo, trova Bassano più unita che mai nel ricordo di Luca Russo. Ieri mattina, nella commemorazione organizzata al giardino Parolini, luogo simbolo dopo la tragedia che ha lasciato una ferita indelebile anche sulla città, dove dimora l’albero voluto da Marta Scomazzon, ferita nell’attacco e fidanzata dell’ingegnere falciato dai terroristi sulla Rambla, si respirava l’aria della malinconia e del coraggio. Ad assistere alla messa celebrata dall’abate Andrea Guglielmi, guida ferma e pacata di una resurrezione dal dolore sulla strada della scelta del bene netto e disinteressato, oltre un centinaio di bassanesi di tutte le età: la commozione era stampata in ogni volto. In prima fila, insieme alla famiglia di Luca, il vicesindaco Roberto Marin con diversi rapporesentanti di giunta e consiglieri comunali, tra i quali l’ex primo cittadino Riccardo Poletto. A poca distanza anche alcuni esponenti della comunità islamica locale, il luogotenente Vito Sitran in rappresentanza dei militari della Compagnia di Bassano, i membri della comunità di San Leopoldo, di cui Luca faceva parte. Ad abbracciare tutto, la cornice musicale del coro “Giovani Voci Bassano”, di cui fa parte anche Marta, che ha scandito i passaggi dell’omelia. «Per amore di Luca e per un senso di responsabilità - ha detto l’abate - dobbiamo scegliere da che parte vogliamo stare: se dalla parte degli idoli che non parlano, ma dettano un rapporto fatto di meschini interessi ed egoismo, o se dalla parte del Dio di Israele, quello vivo e vero, ma anche scomodo perché ci parla per dirci di non uccidere, di praticare la giustizia. Intrecciamo tutte le famiglie, tutte le comunità per rendere bella e umana la vita. E non smettiamo mai di dire grazie a Marta, per come ha saputo rigenerare una tragedia attraverso una quotidianità fatta di gesti semplici e veri: lei è l’esempio di cui abbiamo bisogno». Marta ha omaggiato il suo Luca in una preghiera dove ha chiesto che il giovane ingegnere «ci possa sempre essere vicino, per ricordarci di affrontare la vita col sorriso, senza mai farci abbattere dalla tristezza». Il vicesindaco Marin ha ribadito la «costante attenzione e sensibilità dell’amministrazione, dimostrata da subito due anni fa dall’allora sindaco Riccardo Poletto, che ha accompagnato la città in un momento di profondo dolore. Non sappiamo quando questa ferita diventerà una cicatrice, ma oggi siamo qui a parlare del bene, dell’albero simbolo della vita che cambia e si rigenera, dimostrazione costante di come siamo stati e siamo uniti. Luca vive qui, nella sala della biblioteca a lui dedicata». Infine la raccomandazione dell’abate che ha chiesto a tutti di «tornare a essere figli del Signore, affidarci a lui e avere fiducia». Sulle giostrine dei giardini, durate la cerimonia, un bimbo di tre anni al massimo saliva sul castello in legno, il papà accanto a lui, pronto a prenderlo nel caso fosse caduto. Il piccolo, incuriosito, si è girato più volte a guardare la piccola folla e ad ascoltare le voci di chi ricordava Luca: forse un giorno il padre gli spiegherà cosa stava succedendo e perché e la speranza che anche il piccolo lo racconti ai suoi amici e domani ai suoi figli è il senso che racchiude tutto. Le offerte raccolte durate la cerimonia verranno donate alla onlus “Dario Bonamigo” che sta raccogliendo fondi per creare una scuola di infermieri in Africa, intitolata proprio a Luca. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Cavedagna

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