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«La Liberazione è anche rinuncia a ogni vendetta»

La lettura dell’orazione nella sala consiliare del MunicipioGli onori ai caduti per la Liberazione in viale dei Martiri davanti a una folla di cittadini, autorità e associazioni FOTOSERVIZIO  CECCON
La lettura dell’orazione nella sala consiliare del MunicipioGli onori ai caduti per la Liberazione in viale dei Martiri davanti a una folla di cittadini, autorità e associazioni FOTOSERVIZIO CECCON
La lettura dell’orazione nella sala consiliare del MunicipioGli onori ai caduti per la Liberazione in viale dei Martiri davanti a una folla di cittadini, autorità e associazioni FOTOSERVIZIO  CECCON
La lettura dell’orazione nella sala consiliare del MunicipioGli onori ai caduti per la Liberazione in viale dei Martiri davanti a una folla di cittadini, autorità e associazioni FOTOSERVIZIO CECCON

Tra Liliana Segre, citata prima della celebrazione a San Francesco dall’abate don Guglielmi, e Primo Levi richiamato nell’orazione civile in municipio del sindaco Poletto, la festa della Liberazione 2019 ha visto una “prima” assoluta nella lettura della motivazione per la medaglia d’oro alla città affidata a una studentessa della scuola Bellavitis: la quattordicenne Elisa Alberti. Una giovanissima in rappresentanza delle centinaia di persone presenti al corteo ieri. Tra loro, i tre candidati sindaco in lizza alle amministrative di fine maggio: il pentastellato Bruno Trevisan, Elena Pavan per il centrodestra e Angelo Vernillo per il centrosinistra. Oltre a decine di candidati consiglieri a coprire tutto l’arco costituzionale: con le elezioni alle porte, sarebbe stato imperdonabile mancare. «Al momento della liberazione del campo – ha detto don Guglielmi – Liliana Segre, destinata alla morte perché ebrea, vide uno dei suoi carnefici abbandonare divisa e pistola. Ha dichiarato che solo in quell’attimo, rinunciando alla vendetta, si sentì realmente libera. Questo è cristianesimo: sospendere la violenza, il rancore, l’odio e aprire prospettive di pace». Poco più tardi, in una sala consiliare gremita, il sindaco: «Quando, come negli anni della guerra vanno prese decisioni concitatamente, a fare la differenza è il percorso che si è fatto prima. A fare la differenza fu il fatto che i fondamentali della civiltà e della convivenza, della pace, della democrazia e dei diritti, in alcune persone erano stati assimilati e in altre solo “appiccicati” esternamente oppure annebbiati da vent’anni di fascismo». Per questo Poletto ha voluto raccontare anche le storie di tre giovani legati a Bassano che scelsero la Resistenza e, a loro modo, seppero esercitare il perdono. «La domanda che dobbiamo porci – ha aggiunto - non è “chi glielo ha fatto fare?”, ma “perché lo hanno fatto?”. La risposta è “per tutti noi” che oggi possiamo parlare del fascismo e del nazismo come di cose passate, che possiamo studiare, lavorare, fare figli e crescerli in un paese libero». Se il nazifascismo è stato sconfitto, tuttavia «violenza, barbarie, razzismo, disprezzo per la vita e la libertà e per i diritti umani esistono. Non saranno mai scacciati definitivamente e potrebbero riaffacciarsi anche nelle nostre singole storie». Il pensiero, nello specifico, è andato al venticinquennale dei genocidio nel Rwanda e alla guerra nell’ex Jugoslavia. Eventi drammatici di fronte ai quali l’imperativo è prevenire le degenerazioni, difendere libertà e democrazia, «ricordando il monito di Primo Levi nelle pagine introduttive di “Se questo è un uomo”». «Un anno fa – ha chiuso il sindaco - ero alle Fosse Ardeatine a Roma e ho sfogliato il libro dalle pagine in bronzo con le motivazioni delle medaglie d’oro delle città italiane. Non sono molte e c’è Bassano: dobbiamo esserne orgogliosi. Per questo abbiamo introdotto nel cerimoniale la lettura del testo della motivazione e abbiamo istituito un concorso per le scuole ». •

Lorenzo Parolin

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