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Rosà

«Io, medico avvilito dalle imprudenze: il nostro lavoro è stato vanificato»

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Il dottor Nicola Zulian di Rosà
Il dottor Nicola Zulian di Rosà
Il dottor Nicola Zulian di Rosà
Il dottor Nicola Zulian di Rosà

«Ora non lavoro più nel cuore dell'emergenza, ma posso dire questo: dalla tarda estate abbiamo visto aumentare la quantità e la gravità dei casi, ed è avvilente vedere che parte della popolazione ha tenuto comportamenti avventati, dimenticando quanto avevamo sofferto in primavera». Nicola Zulian, classe 1991, di Rosà, residente a Bassano, laureato l'anno scorso in medicina e chirurgia, è stato uno dei giovanissimi medici gettati nelle trincee anti-Covid pochi mesi fa. Con l'abilitazione arrivata a febbraio di quest'anno aveva preso servizio al 118 di Mestre. Ma già a maggio è stato contattato dall'Ulss 7 e trasferito nell'ospedale di comunità Covid a Marostica, intervenendo anche nella casa di riposo Villa Serena a Bassano.

 

«Può sembrare che tutti, noi medici e operatori sanitari, abbiamo fatto qualcosa di straordinario durante l'emergenza, ma non siamo stati eroi. Speriamo solo di essere riconosciuti nel nostro lavoro», riprende. Quando la fase acuta è andata scemando, Zulian ha accettato proposte da altre realtà. «Ora lavoro con la CastelMonte ambulanze al pronto soccorso di Conegliano e alla base 118 di Soligo, nel Trevigiano. Non è un impegno specifico per Covid ma certamente dall'estate, dove si poteva avere qualche sporadico tampone positivo, la situazione è peggiorata notevolmente». «Con fatica - si sfoga - abbiamo svolto tutto un lavoro che ora sembra svanito. Usavo un'attenzione maniacale nell'indossare i dispositivi necessari e non mi stancavo di raccomandare altrettanta cautela alla gente. Molti hanno seguito le norme, altri no: è mancato il buon senso». Del suo trascorso in corsia ricorda il bel rapporto instaurato con i pazienti e i familiari. «È emotivamente pesante dover far da tramite quando mancano i contatti diretti - aggiunge -. Le relazioni e la comunicazione sono la chiave di tutto. Ti ripagano il "grazie" di un parente di un paziente morto, un valzer ballato con una ricoverata anziana che si metteva il lucidalabbra ogni volta che passavo in visita, i legame strettissimi con i colleghi».

 

Zulian è stato recentemente premiato a Rosà. Zio di sette nipotini, gli manca poterli coccolare e abbracciare. Ma lo fa per loro: «Il contagio esiste e cerco di rispettare tutti, familiari compresi - conclude -. Era necessario rispettare le regole fin dall'estate per evitare o ridurre la situazione oggi. Le amarezze più grandi sono l'indifferenza di tanti alle precauzioni e il cambiamento di considerazione: da eroi, molti ora ci ritengono schiavi del sistema». 

Elena Rancan

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