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La riqualificazione del Sacrario

Si abbatte l'ex base Nato, per Cima Grappa è cominciato il futuro

Cima Grappa, demolizione ex base Nato (CECCON)

La guerra fredda sul Grappa è finita ieri alle 11,15 quando il primo colpo di ruspa ha dato il via alla demolizione dell'ex base Nato a nord del Sacrario di Cima Grappa, retaggio di un'epoca ormai chiusa da decenni, quando l'Europa era attraversata da una cortina che separava due blocchi contrapposti che si fronteggiavano a livello planetario agitando lo spettro di un conflitto nucleare. Poche settimane e quassù regnerà solo la solennità del Sacrario, nel silenzio che impone il rispetto per i Caduti.

Nei pressi dell'area sacra, ieri, era evidente la soddisfazione fra gli amministratori locali convenuti, i sindaci di Pieve del Grappa Annalisa Rampin, di Valbrenta Luca Ferazzoli e di Seren Dario Scopel. Ma anche fra i militari chiamati ad effettuare la demolizione, appartenenti al 2° Reggimento del Genio guastatori della Brigata alpina Julia, ai comandi del col. Michele Quarto, presente ieri con il responsabile del progetto, il col. Gianpaolo Franchi e il progettista e direttore dei lavori, il ten. col. Giuseppe Annecca, entrambi del Genio. Prima base statunitense, poi affidata all'Aeronautica militare che vi aveva installato una batteria appartenente al 64° Gruppo intercettori teleguidati del Forcelletto, il cui comando era nella caserma Fincato a Bassano, l'installazione era stata dismessa nel 1976. Da allora l'ex base Nato era stata affidata all'Enav, l'Ente nazionale per l'assistenza al volo. Lo scorso dicembre è stato siglato l'accordo fra il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti e la Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la demolizione della ex base, degli edifici annessi e del traliccio di Cima Grappa. Questo per il passato. «Le operazioni di demolizione e di bonifica dell'area sacra di Cima Grappa - ha spiegato il generale di divisione Gualtiero Mario De Cicco, Commissario generale per le Onoranze ai Caduti, ieri al momento delle demolizione affiancato dal maggiore Marco Arancio, direttore del Sacrario - rientra nell'ambito dei protocolli d'intesa del 2014 tra la Difesa e la Presidenza del Consiglio dei ministri per le celebrazioni del Centenario della Grande guerra. È un'attività di sinergia fra Segretariato per le onoranze dei Caduti, Presidenza del Consiglio struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali, la Regione Veneto e le comunità locali. Un lungo percorso che ha avuto un'accelerazione grazie all'interessamento del ministro della Difesa Guerini».

La demolizione sarà suddivisa in due fasi, ha illustrato il gen. De Cicco: la prima, iniziata ieri, durerà una decina di giorni e si sostanzierà nella distruzione dell'edificio e degli annessi, compreso il traliccio più a nord. Sul Grappa sono presenti una dozzina di genieri, gli stessi che operarono in Afghanistan nel corso del 2020 e che un decennio fa intervennero in aiuto della popolazione haitiana colpita dal sisma. La seconda vedrà una ditta vicentina, la Fratelli Fava, occuparsi della rimozione e del conferimento dei detriti per circa una ventina di giorni. «Nella primavera del prossimo anno - ha concluso il generale De Cicco - sarà portato sul posto terreno vegetale per cancellare i resti della demolizione e restituire all'area sacra l'aspetto originale. È il primo passo del recupero di tutti i complessi monumentali di Cima Grappa, comprese la caserma Milano e la Galleria Vittorio Emanuele III, auspichiamo entro la fine del 2022».«La priorità, il prossimo anno - ha sottolineato dal canto suo il sindaco di Pieve del Grappa Annalisa Rampin - sarà il restauro del Sacrario di Cima Grappa con la Via Eroica, la Caserma Milano e la Galleria per i quali ci sono già i finanziamenti e si può andare velocemente in appalto. Per l'utilizzo della cubatura dell'ex base Nato il discorso è più complesso. Parliamo di progetti risalenti nel tempo con partnership pubblico-privato che oggi sono difficilmente proponibili. L'importante è vedere realizzato questo primo passo per ridare dignità alla nostra montagna. Il futuro è tutto da costruire ma siamo soddisfatti. Noi ci siamo e continueremo nella stretta collaborazione con Roma. Questi luoghi lo meritano». «La demolizione dell'ex base acquista un significato ulteriore se la colleghiamo al risultato ottenuto dal Grappa quale biosfera Unesco - ha rimarcato il sindaco di Valbrenta Luca Ferazzoli - La possibilità che possano essere intercettati fondi internazionali potrebbe rilanciare l'ipotesi di valorizzazione di Cima Grappa sviluppate nel 2014. I progetti di strutture di accoglienza e museali che ora sembrano difficilmente realizzabili potrebbero invece concretizzarsi nell'ambito di un progetto di riqualificazione sostenibile e di rilancio di tutto il Massiccio». 

Carlo Barbieri

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