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L'incidente sul Grappa

Il tragico volo in deltaplano. La 28enne superstite: «Ho visto l’istruttore cadere giù»

Eva Del Mestre in una foto scattata sabato 8 maggio prima del volo in deltaplano (Foto Il Piccolo)
Eva Del Mestre in una foto scattata sabato 8 maggio prima del volo in deltaplano (Foto Il Piccolo)
Eva Del Mestre in una foto scattata sabato 8 maggio prima del volo in deltaplano (Foto Il Piccolo)
Eva Del Mestre in una foto scattata sabato 8 maggio prima del volo in deltaplano (Foto Il Piccolo)

«Mi aveva detto che saremmo partiti dopo il suo conto alla rovescia. Così è stato. Poi abbiamo preso la rincorsa sulla pedana. Tuttavia mi sono accorta subito che, al contrario di quello che mi aveva spiegato prima, il suo corpo non era orizzontale come il mio. Non capivo cosa stesse accadendo. Qualche istante e non l’ho più visto». Comincia così il racconto al quotidiano Il Piccolo di Eva Del Mestre, 28 anni, medico specializzando a Trieste, che sabato scorso, 8 maggio, era in volo con Federico Baratto, l'istruttore e pilota 51enne tragicamente precipitato durante l'uscita sul Col del Puppolo, sul Monte Grappa.

La giovane ha preso tanti colpi, ma nessuna frattura. Rimasta imbragata sul deltaplano senza controllo è planata su un albero ed è rimasta lì fino all’arrivo dei soccorsi. «Non potevo liberarmi da sola, perché ero appesa su un ramo, a sette-otto metri da terra, e se avessi staccato l’imbragatura, sarei caduta giù» racconta.

 

Eva Del Mestre aveva ricevuto come regalo il volo da un’amica che poco prima era decollata con lo stesso pilota-istruttore, Federico Baratto. La giovane donna non sa spiegarsi cosa sia successo subito dopo il decollo del deltaplano biposto. «Federico aveva spiegato a me e alla mia amica che cosa fare e avevamo fatto anche delle prove. Lui ha inoltre controllato tre volte la struttura del deltaplano. Dopo il suo “3, 2 e 1”, abbiamo preso la rincorsa. Doveva rimanermi sempre a fianco, così avevo inteso. Dovevamo essere entrambi in orizzontale. Quando siamo partiti ho visto però che Federico era in verticale. Ma non capivo cosa stesse succedendo: era il mio primo volo. Lui non mi ha detto nulla e nemmeno io sono riuscita a urlargli qualcosa, è stata una questione di qualche secondo. Si è appeso alla barra, l’ho visto staccarsi».

Intanto il deltaplano aveva preso velocità. «Ho pensato che non ce l’avrei fatta. Invece, è successo il contrario. Sono finita su un albero e sono rimasta lì fino all’arrivo dei soccorsi - continua la specializzanda di medicina, originaria di Udine -. Non sentivo la gamba, perché l’imbrago me la tirava. Una volta che gli operatori del Soccorso alpino mi hanno fatto scendere, ho camminato fino a dove c’era la rampa, da dove eravamo partiti. Mi hanno curata all’ospedale di Bassano del Grappa, dove mi ha portato la mia amica».

 

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Solo all'uscita dall'ospedale Eva ha saputo che l'istruttore era morto. «È stato tutto un grande choc. All’inizio non aveva realizzato che Federico avesse perso la vita: avevamo chiacchierato molto con lui. Aveva anche scherzato con noi, dicendoci che le donne sono più coraggiose in volo». L'intervista della 28enne rilasciata a Il Piccolo si conclude così: «I miei lividi alla fine si risolveranno in due settimane. Oggi sono tornata a lavorare. Sono davvero miracolata, qualcuno lassù mi ha protetto».

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