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Marostica

Il “talian” di Vallonara: José nella terra degli avi

Per José Meneghini e Natali Lazzari, veneti e brasiliani, foto ricordo davanti al Ponte Vecchio
Per José Meneghini e Natali Lazzari, veneti e brasiliani, foto ricordo davanti al Ponte Vecchio
Per José Meneghini e Natali Lazzari, veneti e brasiliani, foto ricordo davanti al Ponte Vecchio
Per José Meneghini e Natali Lazzari, veneti e brasiliani, foto ricordo davanti al Ponte Vecchio

Un nonno, una nipote, un sogno da realizzare. Il nonno è José Meneghini, nato 88 anni fa a Garibaldi, nel sud del Brasile, non lontano da Nova Bassano; la nipote è Natali Lazzari, nativa di Garibaldi (comune del Brasile nello Stato del Rio Grande do Sul) ma con base a Verona, dove ha studiato storia dell’arte all’università e, oggi, si occupa di ricerche genealogiche e pratiche di cittadinanza per famiglie italo-brasiliane. Il sogno era riportare Josè a Vallonara di Marostica, per la prima volta in Veneto, da dove i trisavoli di Natali erano partiti nell’ultimo scorcio del XIX secolo. «Il via al progetto è stato dato da una coincidenza numerica - spiega lei - vale a dire, l’età del nonno corrispondente al mio anno di nascita e la mia, 33 anni, al suo. Ci siamo detti, “è il momento”».

A Bassano, Natali ha trovato l’aiuto di Catia Dal Molin, ricercatrice italo brasiliana, che ha fornito un aiuto importante per organizzare il viaggio. Mesi di lavoro per trovare conferma dei racconti familiari nei documenti, tanta emozione «perché - precisa Natali - questa volta si trattava della mia famiglia», e quando il mosaico si è finalmente completato, un bel biglietto d’aereo pronto per José.  Anzi per “Bepi” perché a casa Meneghini si è sempre parlato in veneto, in “’Talian” com’è conosciuto l’idioma regionale nell’America di lingua portoghese. 

Così, quando Josè torna alla parlata appresa da bambino, non ha la minima inflessione lusitana e sembra vissuto da sempre nelle frazioni di collina che circondano Marostica. 
Persona lucidissima e di grande calore umano, tra i ricordi d’infanzia nel Rio Grande do Sul pesca un Veneto d’oltremare, nel quale le madri lavoravano la “dressa” di paglia come si faceva a Marostica, i padri, da bravi bassanesi, coltivavano gli “sparasi bianchi” nell’orto e a tavola non mancava mai la “poenta” della quale José è ancora ghiotto. Nei giorni scorsi, “Bepi” e Natali sono stati a Venezia, Padova, Vicenza e Verona, per concentrarsi poi su Bassano e Marostica. 
E man mano che si avvicinava l’incontro con la casa dei “veci” anche gli occhi diventavano via via più lucidi. 

«È l’unico nonno che mi è rimasto - si schermisce lei - ed è l’unico legame vivente con i nostri antenati nati in Italia». «La Natali xe la nevoda più brava del mondo - replica lui - e in Veneto me ga fatto sentir a casa». Pochi giorni di viaggio, infatti, e “Bepi” è stato adottato, dovendo sottoporsi dopo le gite a una serie di inviti a sorpresa.  Per questo, di fronte alla chiesa di Vallonara dove nei registri ci sono ancora i nomi dei trisavoli, Josè ha promesso di ritornare. Prossima tappa, il Veneto delle Dolomiti, per ammirare da vicino la neve e alla fine della giornata attendere l’Enrosadira che ad ogni tramonto colora le pareti di rosso fuoco. 

 

Lorenzo Parolin

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