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«Il dovere, così si fa un’Europa vera»

Un’immagine del pellegrinaggio delle penne nere ieri mattina sull’Ortigara
Un’immagine del pellegrinaggio delle penne nere ieri mattina sull’Ortigara
Un’immagine del pellegrinaggio delle penne nere ieri mattina sull’Ortigara
Un’immagine del pellegrinaggio delle penne nere ieri mattina sull’Ortigara

Sull’Ortigara, per fare e trasmettere memoria. Nell’annuale pellegrinaggio al monte sacro degli alpini, per la messa in vetta, nei pressi della Colonna mozza, si sono radunate oltre mille persone. Non solo le penne nere di varie parti d’Italia con i loro labari schierati (circa 150), ma anche i sindaci dei Sette Comuni e di tanti comuni della pedemontana con i loro gonfaloni. Presenti l’onorevole Silvia Covolo e l’assessore regionale Elena Donazzan, il generale del corpo d’armata Federico Bonato, il generale comandante delle truppe alpine Claudio Berto, il presidente nazionale degli Alpini Sebastiano Favero e tutto il consiglio direttivo nazionale dell’Ana. Dopo il saluto al labaro dell’Associazione nazionale alpini e l’esecuzione dell’inno nazionale, la messa celebrata dal cappellano militare don Rino Massella. Sull’altare una reliquia con un frammento osseo del beato don Carlo Gnocchi, poi deposta alla chiesetta del Lozze, donata dal gruppo alpini di Como nel decimo della beatificazione del sacerdote. La parabola del buon samaritano, vangelo di questa domenica, per l’occasione letto anche in sloveno, ha fornito spunti di riflessione sia per l’omelia di don Rino Massella che per i discorsi ufficiali dopo la Messa. «Come il buon samaritano – ha esortato don Rino – dobbiamo avere compassione per dare giusto onore ai nostri Caduti per la patria. Il buon samaritano che si prende cura di uno sconosciuto fa come gli alpini che arrivano per primi dove c’è bisogno. Oggi – ha proseguito - siamo chiamati a fare in modo che la nostra società abbia a vivere con dei valori e degli ideali: una società in pace favorisce la pace. I nostri alpini sono morti da credenti e non dobbiamo avere paura di esserlo anche noi perché se ami l’altro ami Dio e se ami Dio ami l’altro. Il prossimo va messo al centro». Nel suo intervento, il generale Berto ha ricordato la figura di Santino Calvi, l’eroe più dimenticato del 10 giugno 1917 sull’Ortigara, il cui corpo, come tanti, venne seppellito nel cimiterino del Passo dell’Agnella, e ha letto un toccante brano dell’orazione di don Giulio Bevilacqua sacerdote del battaglione monte Stelvio. «Lo stesso cielo, la stessa montagna come nel giugno imporporato del ‘17 come nel luglio del ‘16 mesi di vendemmia per il sangue alpino, quando avevamo ferro per pane, fuoco per bocca, senza saliva, sputi per compensi, quando la sera dell’immolazione restammo chiodati quassù soli ad assaporare l’ultimo fiele della bevanda atroce». Il presidente degli Alpini Sebastiano Favero ha sottolineato come “Dare e dovere sono i valori che ci richiamano oggi i nostri Caduti quassù. Se vogliamo un’Europa vera, l’elemento guida è il dovere non i diritti». E mentre sull’Ortigara si rendeva omaggio anche al cippo austroungarico, nella chiesetta del Lozze si celebrava un’altra messa per chi non è salito fino alla cima. L’adunata delle penne nere ha avuto il suo preambolo sabato pomeriggio con l’alzabandiera e l’onore al labaro nazionale Ana al piazzale Hodegart. Centinaia di alpini, molti turisti, un picchetto d’onore di alpini in armi e rappresentative dalla Slovenia e dall’Austria hanno voluto commemorare il sacrificio di decine di migliaia di soldati, alpini ma anche fanti e artiglieri, e altrettanti soldati dell’esercito austroungarico avvenuto sulle nude rocce dell’Ortigara. Il corteo è poi sfilato per le vie di Asiago, accolto dagli applausi del pubblico, fino al Sacrario Militare dove è stata deposta una corona d’alloro alla memoria dei tanti caduti nella tragica battaglia che ha consacrato l’Ortigara monte sacro degli alpini. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefania Longhini

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