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Il clan dei romeni: nonno, padre, figlio in cella per i ricatti

Il maresciallo Guelfi, il capitano Castellari e il luogotenente Bellanova ieri in conferenza stampa. CECCONIoan PopescuIon Titus CaldarasIon Caldaras
Il maresciallo Guelfi, il capitano Castellari e il luogotenente Bellanova ieri in conferenza stampa. CECCONIoan PopescuIon Titus CaldarasIon Caldaras
Il maresciallo Guelfi, il capitano Castellari e il luogotenente Bellanova ieri in conferenza stampa. CECCONIoan PopescuIon Titus CaldarasIon Caldaras
Il maresciallo Guelfi, il capitano Castellari e il luogotenente Bellanova ieri in conferenza stampa. CECCONIoan PopescuIon Titus CaldarasIon Caldaras

«Se non ci dai 50 mila euro ti bruciamo la casa e uccidiamo la tua famiglia». È la minaccia a scopo di estorsione di cui sarebbe stato vittima un connazionale della famiglia Caldaras-Popescu, clan romeno dal 2017 a Bassano dove ha aperto un’attività di compravendita di auto usate. Il ricatto è costato il carcere a Ion Titus Caldaras, 64 anni, Ioan Popescu, 43 e Ion Caldaras, di 26 anni, rispettivamente nonno, padre e figlio. A giugno si sarebbero resi responsabili del regolamento di conti davanti al centro commerciale “Il Grifone”, dove avrebbero picchiato alcuni connazionali, chiamando rinforzi dal Paese d’origine. Ion Titus e Ioan Peopescu erano stati arrestati per tentata estorsione e lesioni aggravate. Ma benché ai domiciliari, non avevano sospeso la loro attività estorsiva. Secondo i carabinieri di Bassano e Cervia-Milano Marittima i due avrebbero minacciato un connazionale. La vittima il mese scorso si era presentata alla stazione carabinieri del Ravennate, denunciando che i Caldaras-Popescu gli avevano fatto pervenire un video in cui affermavano che avrebbero incendiato le sue abitazioni e avrebbero ucciso lui e i suoi congiunti in Romania se non avesse pagato 50 mila euro. Dalle indagini è emerso che non si trattava del primo caso: in Romania, due anni fa, gli stessi avevano chiesto alla vittima 20 mila euro per non ostacolare il suo acquisto di una casa. L’uomo si era rifiutato e la banda avrebbe esploso colpi di pistola contro la sua abitazione e verso la figlia, rimasta illesa. Di qui le misure di custodia cautelare in carcere, eseguite giovedì scorso, quando i tre sono stati prelevati dalla loro abitazione di Rosà. I capi del clan, originario di Lugoj, dove la famiglia sarebbe potentissima, avrebbero raggiunto il Bassanese per insediare anche qui il loro dominio. Nella casa di via Roccolo sono state trovate falci sotto i letti, sassi sulle finestre e un sofisticatissimo impianto di videosorveglianza, segno che anche i boss sentivano la necessità di difendersi. Lo scorso ottobre l’auto di Popescu era stata incendiata nella notte. Dopo quel raid i Caldaras avrebbero dato fuoco a un palazzo in Romania, di proprietà di una banda rivale. Il timore delle forze dell’ordine è che questi episodi rappresentino solo la punta dell’iceberg di un’attività avviata anche in Italia. «Chiediamo a chiunque sia stato vittima di estorsioni di venire a denunciarle, senza paura - è l’appello del capitano Adriano Fabio Castellari - questo è il momento di fare chiarezza sul ruolo e le responsabilità dei Caldaras-Popescu, un clan che riteniamo estremamente pericoloso, che siamo riusciti a fermare in tempo». •

Francesca Cavedagna

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