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Fotoni e nanotecnologie per la lotta alla sclerosi multipla

Fontana con in mano il piccolo dispositivo
Fontana con in mano il piccolo dispositivo
Fontana con in mano il piccolo dispositivo
Fontana con in mano il piccolo dispositivo

Un ricercatore eneghese è in prima linea contro la sclerosi multipla. Fabio Fontana, oggi trasferitosi per motivi di lavoro a Castelfranco Veneto, ha realizzato un dispositivo nanotecnologico, costruito secondo le tecniche più innovative della biofisica applicata alla medicina, che sembra stia dando ottimi risultati nei pazienti affetti da questa malattia neurovegetativa.

Fontana, quarantenne tecnico informatico e delle telecomunicazioni, dottore in scienze biomediche e con diversi attestati in discipline naturopatiche, si è occupato per una decina d’anni di inquinamento elettromagnetico e delle interazioni tra frequenze e salute. Coadiuvato da un team di ricerca multidisciplinare, è arrivato quindi alla creazione di questo dispositivo innovativo: è dei giorni scorsi la pubblicazione di uno studio su alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla in vario stadio durante il periodo di lockdown, un periodo storico che ha reso purtroppo ancora più problematica la condizione di questi malati a causa delle difficoltà di accedere alle consuete sedute di riabilitazione, forzatamente ridotte a causa dell’emergenza e dalla stessa paura di uscire di casa. La ricerca, indicizzata su PubMed, banca dati mondiale sulla ricerca scientifica, ha coinvolto 17 pazienti divisi in due gruppi: al primo gruppo è stata somministrata una serie di esercizi da praticare a casa, al secondo gruppo invece agli esercizi domiciliari è stata affiancata anche l’applicazione di due dispositivi nanotecnologici posizionati in due punti specifici del corpo: due elementi dall’aspetto di microchip, che si fissano al corpo con un cerotto e si indossano con continuità, che hanno lo scopo di curare senza chimica i disordini neuro-muscolari attraverso l’emissione di fotoni, come nella terapia laser ma in maniera indossabile e continuativa. Il dispositivo emette lunghezze d’onda di luce terapeutica e pare agisca sull’efficienza neuro-muscolare facilitando la comunicazione tra il sistema nervoso e i muscoli. Dalle analisi è stato riscontrato un aumento della forza muscolare su entrambi gli arti dei pazienti con terapia combinata e non solo sulla parte dominante.

«È una scoperta importante - ha dichiarato Fabio Fontana - perché non sono ancora note al mondo scientifico tecnologie o metodi per ripristinare la forza nel malato di sclerosi multipla. Noi speriamo di poter andare oltre con altri studi, con un numero maggiore di persone e anche su altri parametri. Oggi il nostro dispositivo è in uso nel mondo a 10.230 malati di sclerosi multipla: vorremmo tentare di allargare questi numeri ed estendere questi benefici anche ad altre malattie cronico-degenerative, come il Parkinson». 

Rossella Mocellin

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