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Altopiano

Flagello cinghiali, 200 mila euro di danni: «È ora di fare delle scelte»

È emergenza cinghiali sull’Altopiano. È un danno continuo, stimato in 200 mila euro solo per questa estate, quello che i malghesi e gli allevatori stanno riscontrando sui pascoli montani per il costante passaggio dei cinghiali, che “arano” la delicata cotica erbosa per cercare cibo. Dalle località Larici e Dosso al confine con il trentino, a Granezza e Montecorno, a picco sulla pianura vicentina, non c’è angolo dell’Altopiano dove i cinghiali non abbiano lasciato segno del loro passaggio.
«I pascoli sono stati ricomposti ma purtroppo i cinghiali sono ritornati, costringendo a intervenire nuovamente - commenta il vicepresidente della Spettabile Reggenza, Diego Rigoni -. Inoltre i fondi messi a disposizione per i danni hanno un limite e con il regime di minimis quando si è raggiunto il limite tocca alle amministrazioni comunali intervenire con fondi propri».
Lo scavare dei cinghiali non solo influenza negativamente il nutrimento delle mucche al pascolo ma deteriora la biodiversità, favorisce l’erosione e il rinsecchimento del terreno e persino contribuisce al cambiamento climatico rilasciando il carbonio intrappolato nel suolo come ha evidenziato un team di ricercatori. In più l’ultima preoccupazione si chiama peste suina africana: vari casi sono stati già individuati nell’arco alpino e la malattia che può decimare un allevamento suino in pochi giorni. Sull’Altopiano sono centinaia i maiali presenti tra malghe e agriturismi e l’emergenza è tale che sulla questione è intervenuto anche l’assessore regionale Federico Caner, in Conferenza delle Regioni.
«Serve un intervento normativo urgente - sottolinea Caner - in quanto sono sempre più evidenti i rischi alla salute pubblica e alle imprese agricole se si procrastinano ancora i provvedimenti di gestione della fauna selvatica. Abbiamo già chiesto il sostegno al Ministero della transizione ecologica per norme che contribuiscano in maniera efficace al controllo dei cinghiali e di altre specie di ungulati. Il provvedimento è stato già condiviso tra i presidenti di regione grazie a un proficuo lavoro di interlocuzione con i sottosegretari Vannia Gava e Andrea Costa (che ha annunciato un'ordinanza per l'abbattimento e per il prolungamento dell'attività venatoria) a dimostrazione di quanto sia sentita l’urgenza».
Sollecitazioni arrivate fino al presidente del Consiglio, Mario Draghi, attraverso il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, e il consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Pio Scordamaglia.
«La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole – puntualizza Coldiretti Vicenza – e viene compromesso l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale».
L’Altopiano chiede che si faccia presto. «Bene i sostegni al comparto agricolo ma bisogna riportare il numero dei cinghiali alla normalità - conclude Diego Rigoni -. Basta approcci ideologici, servono scelte coraggiose: i cinghiali devono continuare a esistere, ma all'interno del loro habitat naturale, che non è l’Altopiano o la Pedemontana vicentina e veneta, dove questo animale non è mai stato autoctono».

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