<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Lusiana

Festa dell’Emigrante, il cardinale Parolin: «Il pensiero ai veneti all’estero»

Tutti i pensieri ieri mattina durante la Festa dell’Emigrante tenutasi alla chiesetta di Velo di Lusiana erano per gli emigranti vicentini e veneti sparsi per il mondo, costretti a non poter rientrare a casa per l’estate o alle prese con emergenze pandemiche dovute al Covid. 

Dagli interventi delle autorità civili a quello del cardinale Pietro Parolin riflessioni, parole, auspici di potersi riabbracciare ancora erano rivolti alle centinaia di migliaia di veneti che oggi vivono in decine di Paesi stranieri. 

Un’emigrazione veneta che prosegue ancora oggi con i giovani e che deve portare tutti a riflettere sull’immigrazione in atto sulle coste italiane, come ha ricordato il cardinale Parolin nella sua omelia.

Prendendo spunto dal Vangelo di Giovanni e il miracolo del pane e dei pesci, il Segretario di Stato Vaticano ha indicato come « il Signore ha risposto con generosità alla generosità. Dai pochi pani e pesci donati da alcuni presenti, tutti sono stati sfamati quindi è con la stessa generosità ricevuta dai nostri emigranti che dobbiamo accogliere i disperati che arrivano nel nostro Paese». 

«È giusto che l’emigrazione sia governata con saggezza per non rendere difficoltosa un’integrazione dignitosa – ha poi puntualizzato -. Però essere cristiani significa assumere un atteggiamento di accoglienza, di protezione e di integrazione. Che non significa che chi arriva debba abbandonare la propria identità; è nella pluralità dei popoli che si trova l’unità in Cristo». 
Concetti ripresi anche dalle autorità intervenute.

Dal presidente della Provincia Francesco Rucco che, definendo il cardinale Parolin «il primo emigrante vicentino nel mondo», ha auspicato «il ritorno dei tanti nostri giovani andati all’estero per migliori condizioni di lavoro in modo che la loro esperienza possa contribuire alla ripartenza del nostro Paese», al presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti che ha ricordato come «mai come ora la pandemia ci ha spinto alla solidarietà. I veneti stanno scrivendo nuovi scenari futuri basati sui valori veri della vita». 
Presenti alla cerimonia per la Regione anche l’assessore Manuela Lanzarin e i consiglieri Giacomo Possamai e Marco Zecchinati, per il Parlamento la deputata Silvia Covolo, che ha ricordato le tante partecipazioni da bambina alla cerimonia, una quarantina di Comuni e l’europarlamentare Mara Bizzotto. Proprio Bizzotto si è soffermata sulle nuove emigrazioni ricordando che ««serve una solidarietà europea marcata con interventi nei Paesi di provenienza di questi disperati che non possono fuggire da guerre e fame per poi morire in mezzo al mare. Bisogna dare loro la possibilità di vivere con dignità nella propria terra. 
Chiusi gli interventi il presidente dell’ente Vicentini nel Mondo Ferruccio Zecchin e il sindaco ospitante Antonella Corradin hanno consegnato al cardinale Parolin la “Targa d’Oro” per la sua «esperienza diplomatica in terre di emigrazione italiana infondendo fiducia e speranza nei nostri emigranti». 

«Non mi sento meritevole di questo riconoscimento – ha commenta commosso Parolin – non avendo vissuto le privazioni ed i sacrifici dei nostri connazionali. L’occasione mi offre però la possibilità di sottolineare l’importanza del lavoro fatto dalle associazioni in terre straniere per conservare l’identità e per non far perdere contatto con la propria terra».

Gerardo Rigoni

Suggerimenti