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«Fatemi riabbracciare mio marito»

Angelo di Perna e Graziella Brian il giorno del loro matrimonio nel 2009
Angelo di Perna e Graziella Brian il giorno del loro matrimonio nel 2009
Angelo di Perna e Graziella Brian il giorno del loro matrimonio nel 2009
Angelo di Perna e Graziella Brian il giorno del loro matrimonio nel 2009

Un matrimonio interrotto, un amore negato nell’età più delicata. È quanto sta accadendo a una maestra in pensione di Rossano, della cui storia si è occupata l’Amministrazione comunale e ieri sera la trasmissione Rai “Chi l’ha Visto?”. La relazione tra Graziella Brian, 73 anni, e Angelo Di Perna, professore campano di 83 anni, è nata nel 2003 attraverso una corrispondenza quasi casuale, seguita da mesi di telefonate, fino al matrimonio celebrato nel 2009. «Io e mi marito ci siamo affezionati subito - racconta Graziella -. Anche se il nostro è stato un amore tardivo, scoppiato quando io avevo 53 anni e lui dieci di più, è sempre stato sincero e forte. Lui era rimasto vedovo nel ’99, io non mi ero mai spostata, quando l’ho conosciuto ho finalmente pensato che la vita mi avesse fatto un regalo. Dopo sei anni di frequentazione, con Angelo che veniva a trovarmi passando mesi a casa mia, ci siamo sposati. Le sue figlie non hanno mai appoggiato la nostra relazione, ma abbiamo sperato che prima o poi avrebbero capito. Per togliere ogni dubbio sul fatto che dietro la scelta di unirci in matrimonio ci fossero interessi economici abbiamo deciso di celebrare solo il rito religioso in chiesa, senza integrare gli obblighi civili: così siamo sposati per Dio, ma non per la legge». I problemi sono nati proprio da qui. «Con mio marito avevamo deciso di passare l’estate a Salerno, così che lui potesse occuparsi degli ulivi che tanto amava; e l’inverno a Rossano, per accontentare me - racconta Graziella - A marzo, mentre eravamo nella sua casa del sud, sono tornata in Veneto per visite mediche e pratiche urgenti. Le sue figlie gli hanno impedito di accompagnarmi. Io gli avevo detto che sarei rimasta lontana solo per qualche settimana. Il giorno dopo mi ha chiamato dalla casa di cura per disabili dove era stato “internato”, mi urlava di correre a prenderlo. Mi è caduto il mondo addosso, non capivo cosa stesse succedendo». Da quel momento la maestra è riuscita a vedere il marito solo a maggio, grazie all’intercessione di un suo legale: «Non mi ci hanno mai fatto parlare al telefono, allora mi sono data da fare per vederlo - spiega sconvolta - sono scesa e dopo varie insistenze mi hanno concesso di entrare nella struttura, lui non faceva altro che piangere, diceva che temeva di non vedermi più. Le figlie hanno detto che aveva bisogno di qualcuno che si occupasse di lui, io non ho mai chiesto altro, farei di tutto per prendermi cura di mio marito, ma loro vogliono tenerci lontani. Non ho intenzione di arrendermi, voglio rivederlo almeno un ultima volta, voglio che mi dica senza condizionamenti dei famigliari e dei farmaci, se mi ama ancora e considera ancora valido il nostro matrimonio. Chiedo solo questo». Anche il sindaco Morena Martini si è presa a cuore la storia della maestra. «Ho provato a chiamare in quella struttura varie volte - spiega -, ricevendo anche risposte sgarbate, le figlie si fanno negare». •

Francesca Cavedagna

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