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Droni per cercare i reperti preistorici

Gli archeologi dell’università di Padova al lavoro nel sito. FOTO RIGONI
Gli archeologi dell’università di Padova al lavoro nel sito. FOTO RIGONI
Gli archeologi dell’università di Padova al lavoro nel sito. FOTO RIGONI
Gli archeologi dell’università di Padova al lavoro nel sito. FOTO RIGONI

Dopo un anno in sordina, sono riprese le ricerche archeologiche da parte dell'Università di Padova al sito del Bostel a Castelletto di Rotzo. E stavolta si scaverà con l’ausilio di droni e nuova tecnologie di rilevazione. Il sito, inoltre, con la riapertura è nuovamente visitabile dai turisti.

Gli scavi, che proseguono dal 1993, saranno diretti come di consueto da Armando De Guio, professore del dipartimento dei beni culturali dell’Università di Padova.

In particolare quest'anno l'ateneo patavino finanzierà il progetto innovativo, proposto dagli studenti di archeologia, chiamato “Stempa”; ovvero scavo, telerilevamento, studio dei materiali e analisi del paesaggio dell’Altopiano di Asiago. Un progetto che ha permesso ad una ventina si studenti di intraprendere un percorso di didattica applicata finalizzata alla ricerca archeologica a partire dalla teleosservazione per arrivare alla ricognizione e allo scavo stratigrafico, alla documentazione grafica e fotografica.

Le ricerche finora svolte, anche con l'utilizzo di nuove tecnologie, hanno messo in luce strutture e infrastrutture abitative databili alla tarda età del Bronzo e alla seconda età del Ferro.

«Gli ultimi sviluppi - spiega il vice sindaco e assessore alla cultura e turismo Caterina Zancanaro - hanno visto l’utilizzo di droni con sensori ottici termici e, novità di quest’anno, la dotazione di un sensore LiDar dedicato. L’uso di algoritmi per il riconoscimento delle strutture archeologiche sepolte e per la localizzazione predittiva dei siti ha permesso, insieme alle ricognizioni di superficie e le prospezioni geofisiche, di individuare nuove strutture al momento non ancora scavate».

Sviluppi che permetteranno prossimamente, proprio per valorizzare il sito in chiave turistica, di creare una realtà virtuale per una maggiore interazione tra i visitatori e il patrimonio culturale. Infine l'amministrazione comunale insieme all'università sta operando per mettere in rete, attraverso i social media, il sito archeologico, per farlo meglio conoscere. A questo obiettivo contribuirà anche la parte da sviluppare del progetto “Ba Gheesto”, in cimbro l’ equivalente di “Quo Vadis”, che si estenderà ai due altipiani, quello dei Sette Comuni e quello di Lavarone, Folgaria e Luserna, ideato per lo sviluppo del territorio e la crescita di consapevolezza dei valori ereditari di identità e transculturalità.

Salvo maltempo fino al 7 settembre l'equipe di archeologi padovani sarà a disposizione dei turisti ed appassionati per illustrare le operazioni di scavo e a svolgere visite guidate gratuite e approfondimenti sul villaggio proto-storico del Bostel.

Gerardo Rigoni

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