<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Così guadagnavano sulle cremazioni»

Alcune bare  sequestrate alla cooperativa a Scurelle (Trento)
Alcune bare sequestrate alla cooperativa a Scurelle (Trento)
Alcune bare  sequestrate alla cooperativa a Scurelle (Trento)
Alcune bare sequestrate alla cooperativa a Scurelle (Trento)

«Nessuno del nostro mestiere avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere. Chi si affidava alla cooperativa “Linea Momenti” lo faceva essenzialmente perché era in grado di garantire tempi di cremazione nettamente inferiori agli altri: due o tre giorni, contro otto, o anche di più. Noi lo facevamo per andare incontro alle esigenze dei Comuni, che spesso hanno bisogno di ottenere celermente spazi disponibili nei cimiteri». A parlare sono alcuni titolari di agenzie di pompe funebri del Bassanese, che sottolineano la loro estraneità alle responsabilità oggetto dell’inchiesta della Procura di Trento e dei carabinieri del Noe sulle 27 bare e altrettante salme trovate in un magazzino dell’Alta Valsugana dove sarebbero stati illecitamente risistemati i resti mortali dei defunti. «Da dove ottenevano il guadagno quegli operatori? - spiegano - Probabilmente dallo zinco, che toglievano dalle casse nel capannone di Scurelle, poi probabilmente facevano cremare solo i resti mortali, al prezzo di una cremazione completa di cassa, che ovviamente costa di più. Tutti, appresa la notizia del presunto giro illecito, abbiamo chiamato i nostri legali: in tutta questa storia siamo le prime parti offese, insieme ai parenti dei defunti». Un imprenditore racconta come qualche mese fa era iniziata la collaborazione con la Cooperativa: «Si sono presentati nei nostri uffici dicendo che se avessimo avuto bisogno di cremazioni loro erano in grado di effettuarle in massimo tre giorni. Per noi era un vantaggio, perché ci consentiva di aiutare i Comuni. La cooperativa si appoggiava al centro crematorio di Serravalle, uno dei pochi dove è possibile eseguire cremazioni che includono anche lo zinco. In effetti i tempi erano rispettati, le tariffe del servizio erano giuste, la ditta pareva affidabile. Per noi andava tutto bene, nessuno poteva immaginare il passaggio nel capannone trentino. Non appena abbiamo saputo dell’inchiesta per prima cosa ci siamo accertati che i resti mortali fossero integri, poi abbiamo rassicurato i parenti». Le indagini parlano di oltre 300 salme cremate in meno di quattro mesi, dato raccolto dagli atti amministrativi dello smaltimento dello zinco: la coop trentina avrebbe smaltito 6 mila chili di metallo e siccome una bara ne contiene dai 15 ai 20, il conto è presto fatto. Sempre secondo la Procura, per ogni salma la ditta avrebbe guadagnato circa 400 euro, grazie al costo inferiore della cremazione e dallo smaltimento dello zinco: «Può essere che abbiano gestito 300 salme - spiegano gli esperti -, ma i 400 euro di guadagno a bara forse sono eccessivi, secondo noi guadagnavano meno. Inoltre non ci risulta che lo zinco smaltito venga pagato. Per avere conferme bisognerebbe rivolgersi ai Comuni, ma anche al centro crematorio di Serravalle: entrambi gli enti avranno certamente la documentazione completa, così sarebbe anche possibile risalire al numero totale dei resti mortali trattati dalla Coop». •

Francesca Cavedagna

Suggerimenti