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Sul Grappa

Commemorazione, Giorgetti:
«Al via demolizione base Nato»

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Commemorazione sul Grappa (Ceccon)
Commemorazione sul Grappa (Ceccon)
Commemorazione sul Grappa (Ceccon)
Commemorazione sul Grappa (Ceccon)

CIMA GRAPPA. «Questi sono luoghi che parlano da soli, ci entrano dentro. E così, succede solo a chi lo vede questo sacrario bianco». Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, oggi davanti all’ossario che raccoglie 32mila caduti della Grande Guerra a Cima Grappa, in occasione dell’annuale appuntamento commemorativo. Giorgetti ha annunciato che il prossimo settembre dovrebbero cominciare i lavori di demolizione della base Nato abbandonata che deturpa il paesaggio. «Qui le pietre bianche rivolte al cielo parlano, pregano l’Ave Maria - ha aggiunto Giorgetti riferendosi ai caduti le cui spoglie sono raccolte in sacelli -. Chi si dedica a questa salita lo sente. Qui valgono parole semplici» come «la frase Monte Grappa tu sei la mia patria» e «ripetendo questa salita, noi tutti facciamo più di un dovere. Saliamo e arrivati in cima dove c’è la Madonna ci accorgiamo che non ci sono più italiani, croati, sloveni, austriaci o ungheresi. Qui, in questo sacrario, all’Italia, all’Austria e all’Europa non mancano e non mancheranno mai i fiori», ha concluso Giorgetti.

 

«La cupidigia e il continuo desiderio di accumulare ricchezze poco a poco uccide l’amore. Tanto che l’amore della famiglia, l’amore dei fratelli, l’amore dei genitori perde di importanza. Per chi cade vittima della cupidigia, esistono solo i soldi e questo distrugge, anche le guerre, le guerre che oggi vediamo». Lo ha detto, citando Papa Francesco, il segretario di Stato Vaticano card. Pietro Parolin, oggi a Cima Grappa, nella tradizionale commemorazione dei caduti all’Ossario che raccoglie 23mila spoglie di militari del primo conflitto mondiale.
«Tutti abbiamo bisogno di liberarci dai pesanti condizionamenti che il benessere materiale, raggiunto negli ultimi decenni, ha causato alla nostra vita spirituale, rendendoci più tiepidi nei confronti di Dio e di tutto ciò che più in generale riguarda la fede cristiana - ha aggiunto Parolin -. Siamo saliti fin quassù per commemorare ben altro fervore religioso che ha dato origine a questi monumenti, eretti a perenne testimonianza dalle fede delle popolazioni venete. Siamo saliti quassù per confrontarci con un passato nel quale la religione cristiana era il riferimento fondamentale della vita personale e sociale di coloro che erigendo questi monumenti intesero consacrare a Dio e alla Beata Vergine Maria non soltanto se stessi ma estendere questo legame di grazia a tutte le generazioni future». «Siamo saliti fin quassù per riaffermare, nella memoria dei nostri Caduti e del loro sacrificio - ha concluso -, la nostra opzione decisiva per la pace, che non è un bene tra altri ma è il bene integro e l’integrità, l’interezza e la totalità del bene in cui si trovano tutti gli altri beni. E quindi è una ricchezza di aspetti che siamo lontani dall’aver compreso e soprattutto attuato».

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