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Bassano

La nuova vita di Camillo, clochard “adottato” dall’ospedale

Anni di stenti in alloggi di fortuna, non era neanche iscritto all’anagrafe. Voleva lasciarsi morire. Ha avuto l’aiuto e l’affetto di medici e Caritas

Aveva vissuto per strada negli ultimi vent’anni, non aveva famiglia, nemmeno qualcuno che nella sua lunga vita gli avesse mostrato un segno di gentilezza, e non era nemmeno registrato ad alcuna anagrafe italiana. Quando a gennaio dello scorso anno era stato portato all’ospedale San Bassiano, trovato ormai in stato di grave deperimento, in una strada del Bassanese, ai medici aveva espresso la chiara volontà di farla finita: «Non salvatemi: sono stanco di vivere, ho già sofferto abbastanza».

Senza tetto di 84 anni salvato dai medici

Ma la sua storia, grazie all’impegno dei medici e degli operatori sanitari dell’ospedale cittadino, ha avuto il lieto fine, anzi il lieto nuovo inizio di una rinascita: adesso Camillo (nome di fantasia, a tutela del protagonista della vicenda), senzatetto di 84 anni, originario del Centro Italia, vive felice in una casa messa a disposizione dalla Caritas, con cinque giovani volontari che si prendono cura di lui, e gli fanno visita ogni giorno per tenergli compagnia, mentre i medici del San Bassiano continuano periodicamente a curarlo.
Prima volta Per Camillo le feste di Natale appena trascorse sono state le prime passate in una vera casa, circondato dal sincero affetto di persone che tengono a lui e lo considerano una persona di famiglia.

«Voleva portare pesci a tutti come ringraziamento, gli piace pescare»

Tra loro c’è anche il primario del reparto di geriatria, Valter Giantin. «Gli abbiamo regalato una coperta calda, in segno di un abbraccio simbolico da parte di tutto il reparto - spiega -. Lui, quando è stato dimesso, non sapeva come sdebitarsi, voleva portare pesci a tutti, perché gli piace pescare, ci ha detto che era l’unico modo che aveva per dirci grazie in modo concreto. Gli abbiamo risposto che la sua salute e la sua ritrovata voglio di vivere per noi sono il dono più prezioso». 

Camillo, non riconosciuto dal padre e orfano a 9 anni 

Una fredda serata di gennaio dello scorso anno Camillo è stato portato al pronto soccorso del San Bassiano, con gravi problemi al cuore e una ferita infetta che stava rischiando di espandere la sepsi nel corpo in maniera irreversibile. Ai medici il senzatetto aveva espresso da subito la volontà di morire, dimostrando anche di non aver alcuna voglia o forza di combattere contro i mali che gli affliggevano il corpo. Nato a Tivoli, nel Lazio, non è stato mai riconosciuto dal padre. Purtroppo, quando Camillo aveva appena 9 anni, la mamma è deceduta, lasciandolo senza nulla, nemmeno con un parente che potesse prendersi cura di lui. Nessuno si era nemmeno preoccupato di registrarlo all’anagrafe. 

In gioventù era stato uno stalliere esperto

In una fattoria, pur ancora ampiamente minorenne, Camillo ha appreso l’arte di prendersi cura dei cavalli. È diventato uno stalliere esperto, tanto che a cinquant’anni ha trovato lavoro nel Vicentino, in una villa di aristocratici per i quali si occupava del maneggio privato della tenuta. Quel lavoro è durato una ventina d’anni, il periodo più bello della sua vita. «Quando stavo con i cavalli mi sentivo bene - ha raccontato -: sono stati gli unici essere viventi che mi hanno dimostrato amore. Ci capivamo». Poi anche l’incarico nella tenuta è terminato, così lo stalliere ha scelto la strada. Per anni ha tirato a campare facendo lavoretti di giardinaggio, trovando riparo in alloggi di fortuna, spesso in stabili abbandonati. Era come un fantasma, ignorato dal mondo, senza documenti e prospettive.

Il ricovero all'ospedale di Bassano è durato alcuni mesi

Il ricovero all’ospedale San Bassiano è durato alcuni mesi, il primo periodo è stato davvero in salita. «A volte ha anche minacciato di gettarsi dalle finestre del reparto - riprende il dottor Giantin - Eravamo molto preoccupati per lui, non si fidava di nessuno. Poi, con calma e costanza, siamo riusciti a fargli capire che eravamo lì per lui e che non avremmo mai lasciato che si abbandonasse alla fine. Ha iniziato ad acquisire fiducia, le sue condizioni fisiche sono migliorate. È una persona molto curiosa e intelligente, guardava tutti i telegiornali, leggeva tutti i quotidiani, poi gli portavamo i fumetti di Tex Willer, di cui è un grande appassionato. Lo abbiamo dimesso solo quando abbiamo avuto la certezza che potesse avere una casa tutta sua, che gli è stata trovata dalla Caritas».

Camillo ora vive in un appartamento ed è controllato

Ora Camillo è in regola con l’anagrafe e vive in un appartamento confortevole a Bassano. I volontari ogni giorno passano a trovarlo, per portagli la spesa e fargli compagnia. I medici del San Bassiano continuano a convocarlo e a prendersi cura degli acciacchi dovuti alla vecchiaia e aggravati da una vita tanto dura. Quando è stato dimesso l’anziano aveva le lacrime agli occhi. Al primario Giantin ha detto: «Lei è stata la persona che più mi ha amato in tutta la vita». Camillo è un uomo buono, per questo altre persone sono arrivate dopo a dimostrargli affetto, e altre ne arriveranno, per dimostrargli che non è mai troppo tardi per imparare ad amare la vita. 

Francesca Cavedagna

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