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Altopiano

Campionesse
di generosità
200 donazioni in 2

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Le sorelle Lorella e Mariarosa Frigo
Le sorelle Lorella e Mariarosa Frigo
Le sorelle Lorella e Mariarosa Frigo
Le sorelle Lorella e Mariarosa Frigo

ALTOPIANO. Duecentoundici donazioni in due. È il record delle sorelle Lorella e Mariarosa Frigo dell’Avis Altopiano.  Un record che però rappresenta solo la punta dell’iceberg di quanto la famiglia Frigo dona e ha donato visto che già il loro padre Albino era donatore così come lo erano gli zii e lo sono il fratello, i cugini, i nipoti. 

Quasi una tradizione tramandata di padre in figlio (e figlia), attraverso le generazioni. Tant’è che le due sorelle ricordano come, «abbiamo iniziato a donare appena maggiorenni. Nostro padre Albino ci accompagnò al centro di raccolta di sangue, che a quel tempo si allestiva nell’asilo, e con grande orgoglio ci presentò dicendo che aveva portato due nuovi donatori».

«Ancora oggi quando vado a donare – aggiunge Lorella – Mi sembra di fare un atto di bene anche nei confronti di mio papà. La donazione fa parte della nostra cultura famigliare; il nostro zio Elio era l’ideatore del Tempietto del donatore di Canove, lo zio Claudio era stato più volte premiato per le donazioni».

 

«Ed erano i tempi in cui si donava a chiamata – aggiunge dal canto suo Mariarosa – Arrivavano anche a 10 donazioni all’anno spesso si veniva chiamati a tutte le ore. Ma il senso di aiutare chi aveva bisogno toglieva ogni dubbio e si andava». 

«Ho un ricordo che spero sia da stimolo a chiunque , giovane o meno giovane, voglia diventare donatore ma è riluttante – conclude Lorella – Nostra mamma era ammalata tanto che serviva le venisse dato del sangue. Dopo la trasfusione stava molto meglio e guardandoci ci ha ringraziate per quello che facevamo dicendoci che solo quando si riceve sangue si riesce a capire l’importanza delle donazioni che la nostra famiglia ha fatto. Fare il donatore - è la considerazione finale di Lorella - non solo ti fa stare meglio perché si vive in maniera sana ma si regala la salute a chi purtroppo non ne ha».

G.R.

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