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ALTOPIANO DI ASIAGO

Buso del Sieson, sparisce il ghiaccio dalla grotta

Non sono solo i prati brulli e i torrenti in secca a testimoniare gli effetti del cambiamento climatico; anche l’ambiente sotterraneo con le sue grotte e cavità dà un quadro della situazione con i ghiacci perenni in forte calo, le temperature interne di alcune grotte in aumento e la carenza di acque che scorrono negli anfratti che sta provocando il distacco di rocce e il degrado di molte vie speleologiche conosciute e tracciate negli anni. 
Ne è un esempio il famoso “Buso del Sieson”, prezioso ambiente ipogeo che offre il quadro della situazione, nella zona di forte Campolongo a Rotzo. 
Proprio nel Sieson alcuni giorni fa è sceso il Gruppo Speleologi di Malo trovando un calo del ghiaccio definito “preoccupante” dai componenti del team sceso in grotta. «All’interno il ghiaccio è sempre presente, considerata l’altitudine in cui ci si trova: la grotta si apre a oltre 1500 metri – illustra Marcello Manea, presidente del Gruppo speleologi sezione Cai di Malo -. Si prevedeva un calo dello spessore ghiacciato, visto il clima degli ultimi tempi, ma non della portata che abbiamo potuto constatare. Nel salone principale una volta c’erano due enormi colate di ghiaccio; al loro posto non resta che poca roba. Nel secondo pozzo la situazione non è migliore; del solito panettone ghiacciato rimane solo il ricordo, con un calo dello spessore del ghiaccio di circa quattro metri».
Secondo vari gruppi speleo il calo del ghiacciaio sotterraneo, risalente all’ultima glaciazione come molti altri sull’Altopiano, è riconducibile all’ultimo anno, massimo due, considerando che il Sieson è molto frequentato dagli esploratori del sotterraneo che hanno potuto rilevare che fino a due anni fa il calo del ghiaccio era contenuto.
Il Buso del Sieson però è anche una grotta particolare essendo caratterizzata da grandi ambienti molto vicini alla superficie che favoriscono l’ingresso nella grotta di aria a temperatura più alta oltre che di acqua meteorica con il suo effetto erosivo. 
Mancando anche dell’affetto “protettivo” di abbondanti nevicate dell’inverno scorso lo scioglimento dei ghiacci all’interno del Sieson era prevedibile.
«Lo scioglimento dei ghiacci comunque pone anche dei rischi agli speleologi. Conclude Manea del gruppo maladense di speleo -. Una parte dell’ingresso al secondo pozzo ha delle rocce instabili che potrebbero cadere a breve come altri blocchi che sono caduti con lo scioglimento dei ghiacci. Penso che sia un indicatore preciso di quello che sta accadendo in zona. Nel Vicentino non ci sono i ghiacciai dolomitici ma quelli in grotta che ci permettono ad osservare i cambiamenti in atto. Poi forse un inverno particolarmente freddo porrà qualche rimedio al problema. Ma ho i miei dubbi». 

Gerardo Rigoni

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