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Bassano

Omicidio Tassitani: negata la scarcerazione all’assassino di Iole

Michele Fusaro per ora continuerà a scontare i trent’anni in prigione

Michele Fusaro, l’assassino di Iole Tassitani, ha chiesto la liberazione anticipata dal carcere. Il provvedimento gli è stato però negato, almeno per ora, e dunque continuerà a scontare la condanna a trent’anni per l’efferato delitto che quindici anni fa scosse l’Italia intera. Ed è stato pure condannato a pagare 3 mila euro per le spese del procedimento.

La vicenda

Il corpo di Iole Tassitani, figlia di un notaio di Castelfranco Veneto, fu scoperto l’antivigilia di Natale del 2007 in via Carducci a Bassano, nel garage di Michele Fusaro, ex falegname, oggi 55enne. La donna, che all’epoca aveva 42 anni, fu rapita la sera del 12 dicembre 2007 nel garage di casa. Fusaro ne ne organizzò il rapimento per ottenere un riscatto di 800 mila euro dalla famiglia, come evidenziato da alcuni sms inviati in quei giorni. Stando a quanto emerso dagli atti processuali, la donna fu uccisa poche ore dopo e fatta a pezzi nel salotto dell’abitazione dello stesso Fusaro, con tutta probabilità perché nel tentativo di ribellarsi aveva riconosciuto il suo rapitore. Fusaro, per far sparire il corpo di Iole, non esitò a tagliarlo a pezzi, una trentina, richiusi in tre sacchi di plastica con l’intenzione, appena se ne fosse presentata l’occasione, di buttarli in un inceneritore della ditta in cui lavorava, a Romano d’Ezzelino. I carabinieri trovarono i sacchi prima che potesse disfarsene. Le rigide temperature invernali, un deodorante elettrico e una tanica di benzina lasciata aperta dovevano, secondo i piani del falegname, nascondere i cattivi odori agli altri condomini.

Il ritrovamento del corpo, il processo e la condanna

Michele Fusaro: l’ex falegname oggi ha 55 anni
Michele Fusaro: l’ex falegname oggi ha 55 anni

I resti di Iole Tassitani furono ritrovati dai carabinieri, che in quelle settimane indagarono senza sosta, nella notte tra il 23 dicembre e il 24 dicembre. Michele Fusaro fu arrestato e nel processo di primo grado venne condannato a 30 anni di carcere. In appello ci fu un inasprimento della pena e gli fu inflitto l’ergastolo, ma in Cassazione la pena tornò a trent’anni. Da allora il colpevole sta scontando la condanna, pare facendosi distinguere per la buona condotta, necessaria anche per ottenere eventuali benefici, come dei permessi premio o la liberazione anticipata. Concessioni a cui i famigliari di Iole sono sempre stati fermamente contrari, in primo luogo per rispetto di Iole, barbaramente uccisa, e poi anche per la forte convinzione che Fusaro non abbia agito da solo e avesse quindi dei complici, nonostante l’inchiesta non abbia mai portato a nulla di concreto su questo fronte.

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Stop alla libertà dalla Corte di Cassazione

Anche se sono passati quindici anni, il caso di tanto in tanto torna a far parlare di sé. Come quando si è indagato su delle misteriose lettere arrivate alla famiglia della vittima e in procura che citavano proprio l’esistenza di un complice. E, ultimo fatto, quando è stata presentata la richiesta di liberazione anticipata. 
A negare la libertà al bassanese è stata, in ultima istanza, la Corte di Cassazione. A cui Michele Fusaro si è rivolto scrivendo di suo pugno un ricorso a un uguale pronunciamento del Tribunale di sorveglianza di Venezia, che ha dichiarato inammissibile il reclamo proposto da Michele Fusaro avverso l'ordinanza del Magistrato di sorveglianza di Padova, il quale ha rigettato la richiesta di uscire di prigione. 
Per la Suprema corte il ricorso è inammissibile in quanto presentato personalmente dall'interessato e non da un avvocato. Resta da capire ora se e quando Fusaro potrà riformulare la richiesta in virtù di quanto previsto dalla legge.

 

Davide Moro

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