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Il caso

Caritas e nuovi poveri: «In crisi per le bollette»

«Il problema è trasversale e ci sono anche persone che prima non avevano difficoltà. Preoccupa il taglio al reddito di cittadinanza»
Borse della spesa: nel Bassanese la richiesta è quasi raddoppiata ARCHIVIO
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«Non riescono più a pagare le bollette e sempre più famiglie bassanesi si rivolgono a noi. Per chi invece ce la fa, sono i soldi per gli alimenti a mancare e chiede i buoni». A dirlo è il referente della Caritas di Bassano, don Enrico Bortolaso, che dalla parrocchia di San Vito coordina i cinque centri d’ascolto presenti sul territorio.

La situazione

«Il problema è trasversale, non c’è una categoria particolarmente colpita e nessuna distinzione fra italiani e stranieri; anche famiglie regolari, oltre alle persone disagiate o a nuclei con situazioni complesse, oggi sono costrette a chiedere aiuto. È aumentato l’impatto di chi era già in difficoltà e ora non ce la fa più. La richiesta di alimenti è salita, all’ex ospedale i volontari sono arrivati a distribuire fino a quaranta borse di cibo settimanali contro le venticinque di media degli anni scorsi. Alla luce di questo viviamo con una certa preoccupazione l’eventuale mutamento della legge sul reddito di cittadinanza – confida don Enrico – perché per alcuni questa risorsa è indispensabile. Ci possono essere impedimenti oggettivi, per esempio persone che mancano di abilità al lavoro o hanno situazioni familiari intricate. Non è solo una questione di mancanza di offerta o di voglia di darsi da fare. Se questa legge dovesse cambiare, prevedo che la richiesta di aiuti schizzerà in alto».

L'impegno dei volontari

L’impegno è dunque sempre più oneroso per gli oltre venti volontari dei centri di ascolto, che devono analizzare la situazione economica di ciascun richiedente e fare più incontri prima di procedere al pagamento diretto delle bollette o al rilascio dei “buoni alimentari”. A essi si aggiunge la succursale bassanese della “Caritas servizio strade”, un’equipe di esperti, che fa capo a Vicenza, che analizza i casi più problematici.
«Ma non ci sono solo difficoltà economiche - precisa don Enrico -, anche l’estesa informatizzazione paralizza le persone, portando via tempo ed energia al nostro personale. Basti pensare allo spid per accedere a qualsiasi servizio pubblico, una procedura non sempre semplice, appesantita dai tempi della burocrazia. E non ultimo il problema degli affitti. Non si trovano locali. Collaboriamo con i servizi sociali del Comune ma con grande difficoltà».

La solidarietà

I soldi arrivano dal fondo di solidarietà che ogni parrocchia incrementa con le offerte dei fedeli e don Enrico chiarisce: «Tutto ciò che ci viene donato finisce in questo fondo ma, rispetto al periodo del Covid, in cui ho notato una grande generosità, ultimamente le donazioni sono diminuite, anche se fortunatamente non mancano. Il nostro compito in realtà non sarebbe quello di fare assistenzialismo - conclude il sacerdote - ma di sostenere e indicare la strada da percorrere alle persone bisognose. È altresì vero inoltre che a fronte di una grande domanda di aiuti c’è anche una esaustiva risposta da parte delle tante associazioni del territorio».

 

Michela Cola

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