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Un maxi serbatoio d’acqua anti-blackout

Previsto un intervento da 7,5 milioni contro problemi di blackout
Previsto un intervento da 7,5 milioni contro problemi di blackout
Previsto un intervento da 7,5 milioni contro problemi di blackout
Previsto un intervento da 7,5 milioni contro problemi di blackout

Un maxi serbatoio che potrà contenere 7 milioni 700 mila litri d’acqua. Sarà installato nel Centro idrico di località Canova ad Arzignano. Potrà rifornire la città del Grifo, ma potenzialmente pure altri Comuni serviti da Acque del Chiampo, la società pubblica che si occupa della gestione del ciclo idrico integrato, anche in assenza di energia elettrica. E sarà dotato di un impianto di filtrazione a carboni attivi per abbattere i Pfas. Il tempo per vederlo in funzione? L’obiettivo è entro il 2022. Il costo s’aggira sui 7,5 milioni di euro. La novità è stata annunciata a margine dell’ultimo consiglio comunale di Arzignano dal direttore generale di Acque del Chiampo, Alberto Piccoli, che era stato invitato per rispondere ad un’interrogazione consiliare. «L’impianto rientra tra quegli interventi - ha detto il dg - previsti dagli strumenti di pianificazione a livello di bacino. Acque del Chiampo, nel 2017 ha avviato la progettazione unitaria degli interventi necessari a garantire una sussidiarietà idrica tra le reti dell’acquedotto. Il progetto di fattibilità tecnico ed economica di tutti gli interventi è stato approvato dal Cda di Acque del Chiampo nel dicembre del 2017. Il progetto per Canove è stato poi rivisto decuplicando la capacità del serbatoio ed è stato approvato in Cda a inizio mese». Quando si è cominciato a lavorare sul piano di pianificazione del bacino, l’intervento sul Centro idrico di Canove (attualmente privo di serbatoio di accumulo, ndr) non era una priorità. «Era in previsione - conferma il consigliere delegato di Acque del Chiampo, Andrea Pellizzari - nell’arco di una decina d’anni. Poi nel luglio del 2017 è emersa una criticità: un fulmine ha provocato un blackout impedendo ai quattro pozzi di sollevare acqua. Abbiamo inoltre valutato la questione Pfas: ho ritenuto che anche l’acquedotto di Arzignano, nonostante risponda ai limiti indicati dall’Istituto superiore di sanità, debba raggiungere l’obiettivo “quota zero” Pfas come imposto per quei Comuni che ricadono nella zona rossa. Da qui la decisione non solo di anticipare l’intervento ma anche di rivederlo». Il progetto di fattibilità tecnica ed economica approvato prevedeva di creare un serbatoio da 750 metri cubi e il potenziamento degli impianti di sollevamento, ora costituiti dalle pompe di profondità in corrispondenza dei 4 pozzi. Prevedeva inoltre di dotare il centro idrico di un impianto di filtrazione a carboni attivi in grado di trattare tutta la portata. «Successivamente - ha detto Piccoli - si è optato di realizzare una vasca di accumulo non solo dimensionata per le previsioni di Canove, ma anche di quelle previste per l’ampliamento del serbatoio Poiaracca, oltre naturalmente all’impianto di filtrazione. Verificata la fattibilità tecnica della nuova ipotesi, si è dato corso alla redazione del progetto definitivo che prevede la realizzazione di un accumulo di 7.700 metri cubi». Ora è partita la corsa per acquisire le autorizzazioni degli enti competenti, per le quali si userà la Conferenza di servizi per velocizzare l’iter per arrivare alla gara. «Stimiamo di far entrare in funzione l’impianto - ha concluso il direttore generale - due anni dopo aver completato il percorso autorizzativo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

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