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Un laser nel cervello per curare l’epilessia

L’aiuto primario Massimo Piacentino controlla sul monitor l’andamento dell’intervento.  PEPE
L’aiuto primario Massimo Piacentino controlla sul monitor l’andamento dell’intervento. PEPE
L’aiuto primario Massimo Piacentino controlla sul monitor l’andamento dell’intervento.  PEPE
L’aiuto primario Massimo Piacentino controlla sul monitor l’andamento dell’intervento. PEPE

Per la prima volta in Italia il laser nel cervello per combattere l’epilessia. Il calore sprigionato dal raggio luminoso ad alta energia distrugge la zona della corteccia cerebrale che causava ogni giorno crisi a ripetizione resistenti a qualsiasi trattamento. Per il paziente, un uomo di Montebelluna di 50 anni, è il ritorno alla vita dopo il lungo inferno provocato da una malattia che lo aveva ridotto allo stremo. Al termine dell’operazione senza precedenti la prima notte di quiete. A due settimane di distanza nessuna crisi. L’intervento in una sala operatoria dell’ospedale di Arzignano, con protagonista un’équipe della neurochirurgia del San Bortolo. Sale così alla ribalta il Cazzavillan, che ha messo in atto tutta la complessa regia indispensabile per un atto chirurgico innovativo che nessuno prima di ora aveva tentato e che associa la tecnologia alla perfetta sincronia di vari specialisti. Si conferma la leadership nel gotha nazionale della scuola neurochirurgica dell’Ulss 8, che conquista un altro prestigioso successo. Ma è pure un intervento che suggella l’unità aziendale della Berica, una filosofia in cui gli interscambi fra il San Bortolo-hub di Vicenza e gli ospedali del territorio diventano sempre più frequenti e un modus operandi che tende a valorizzare tutte le strutture periferiche. L’uomo soffriva di epilessia dall’infanzia per una malformazione della corteccia cerebrale che gli procurava parecchie crisi al giorno, spesso gravi e violente, soprattutto nella parte sinistra del corpo. In pratica una spada di Damocle sempre incombente e una vita ormai impossibile, nascosto in casa in attesa di essere ghermito da un mostro impietoso annidato all’interno del cervello. Per questo il 50enne trevigiano lo scorso anno si era fatto visitare al Niguarda di Milano dove gli specialisti avevano ipotizzato la possibilità di un intervento senza però nascondere il rischio di eventuali deficit ai centri vitali. Per questo aveva detto no, e, a novembre, aveva chiesto aiuto a Vicenza, dove nel 2019 si è formato un gruppo multidisciplinare per sperimentare una speciale procedura di chirurgia mini invasiva anti-epilessia su pazienti selezionati. Due le fasi. Una settimana prima nella corteccia è stato inserito un elettrodo per registrare le crisi, individuare con esattezza la zona responsabile del disturbo cronico, massimizzare i margini di sicurezza ed evitare danni con conseguenze pericolose alle funzioni vitali. Quindi, sette giorni dopo, l’intervento. A operare è il dott. Piacentino, un autentico specialista che si dedica da tempo anche agli interventi di Dbs, la stimolazione cerebrale profonda per i malati di Parkinson. Accanto a lui, come supervisore, il primario Volpin. C’è, poi, un terzo neurochirurgo, Fabio Raneri. L’anestesista è il primario del Cazzavillan Silvio Marafon. Alla risonanza provvede il neuroradiologo Valerio Vitale. E agli aspetti radiologici il primario di Arzignano Dario Giacomini. Mentre all’organizzazione generale ha pensato il direttore medico Maurizio Agnoletto. L’intervento dura 6 ore. Piacentino, con grande maestria, guardando sul monitor l’area del cervello riversata in diretta sullo schermo dalla risonanza, rivolge la sonda laser verso la lesione cerebrale e con il sistema di termo-ablazione, alternando i calibri dello strumento per l’erogazione del calore e graduando la temperatura del raggio, cancella completamente la fonte dell’epilessia. Il tessuto nell’imaging radiologica cambia colore. E’ il segno atteso. La malattia é stata debellata. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Franco Pepe

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