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Tesoretto dell’acqua, nasce il fronte del no

La zona di ingresso agli uffici della società “Acque del Chiampo”
La zona di ingresso agli uffici della società “Acque del Chiampo”
La zona di ingresso agli uffici della società “Acque del Chiampo”
La zona di ingresso agli uffici della società “Acque del Chiampo”

La proposta avanzata dal Comune di Arzignano e da quello di Chiampo ad “Acque del Chiampo” di distribuire ai soci parte delle riserve di capitale accantonate dalla società, che si occupa del servizio idrico integrato ha innescato la reazione di molti sindaci. E ha fatto nascere il fronte del no costituito da alcuni dei Comuni che non sono affatto d’accordo sull’inaspettata proposta (come riportato nell’edizione di ieri del Giornale di Vicenza) avanzata dai sindaci Giorgio Gentilin e Matteo Macilotti. «Sono preoccupato e sbalordito. Non ne sapevamo nulla. Ne siamo venuti a conoscenza - ha dichiarato il primo cittadino di Lonigo, Luca Restello, riassumendo il pensiero anche di altri colleghi - nella riunione informativa tenutasi in “Acque del Chiampo”. Siamo in un momento delicato dove ci sono da affrontare problematiche rilevanti: si va dalla questione Pfas allo smaltimento dei fanghi passando per la questione termovalorizzatore e molto alto ancora. Spero sia uno scherzo di carnevale. Andare a distribuire riserve di capitale vuol dire minare l’asset economico della società. Non so come si potrà intervenire senza che ci siano conseguenze. C’è il rischio che la società debba indebitarsi, oppure debba diminuire gli investimenti o ancora alzare le tariffe. Bisognerà capire quale ricadute ci saranno sui Comuni soci. Avremmo voluto chiedere spiegazioni, ma i rappresentanti di Arzignano e Chiampo erano assenti alla riunione. Perché questa richiesta? Tante le voci che sono circolate, una in particolare legata al rinnovo della gestione del metano, ma potrebbe essere solo un’illazione». Il riferimento è alla “chiacchiera” che riguarderebbe la restituzione, da parte dei due Comuni, Arzignano e Chiampo, della cosiddetta “una tantum” al gestore uscente della fornitura del gas metano. A breve infatti è prevista una nuova gara per affidare il servizio per le amministrazioni che ricadono nell’ambito Vicenza 4 (comprende 19 Comuni nel triangolo tra Recoaro, Gambellara e Creazzo). Una tantum che in passato il gestore entrante anticipava ai Comuni che a loro volta “giravano” a saldo a quello uscente. Prassi che però oggi non può più essere utilizzata. E per Arzignano e Chiampo si parla di cifre milionarie. Voci che, però, i sindaci di Arzignano, Giorgio Gentilin, e di Chiampo, Matteo Macilotti, smentiscono categoricamente e stigmatizzano (vedi articolo a fianco) come «bufala». Sulla stessa linea di Lonigo c’è pure l’amministrazione di Montecchio Maggiore, anche se il vicesindaco Gianluca Peripoli preferisce «attendere chiarimenti da parte di Arzignano e Chiampo per commentare nel merito». Anche la posizione del Comune di Montorso, terzo azionista per importanza con il 7% di quote in “Acque del Chiampo”, risulta critica. «Credo sia assurdo. A mio parere – ha commentato il vicesindaco Diego Zaffari – si va a minare la solidità della società. Ovvio che siamo preoccupati e faremo tutto possibile per salvaguardare l’azienda: se ci sono utili vanno investiti per gli utenti, civili e industriali. Aspettiamo comunque di conoscere la questione più nel dettaglio nelle prossime riunioni». Sul fronte del no è schierato anche il Comune di San Pietro Mussolino. «Abbiamo il 3,8% delle azioni. In linea di principio sono contrario a una distribuzione delle risorse di capitale. La proposta avanzata da Arzignano e Chiampo però è lecita», spiega il sindaco Gabriele Tasso. I Comuni soci di “Acque del Chiampo” avranno modo di sviscerare la questione nell’assemblea intercomunale di controllo analogo, convocata l’1 marzo, e nell’assemblea dei soci fissata per il 18 marzo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

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