<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Resta senza lavoro, si getta nella vasca. È grave

Per soccorrere l’uomo sono intervenuti i pompieri, i sommozzatori, gli operatori del Suem e i carabinieriUna fase dei soccorsi
Per soccorrere l’uomo sono intervenuti i pompieri, i sommozzatori, gli operatori del Suem e i carabinieriUna fase dei soccorsi
Per soccorrere l’uomo sono intervenuti i pompieri, i sommozzatori, gli operatori del Suem e i carabinieriUna fase dei soccorsi
Per soccorrere l’uomo sono intervenuti i pompieri, i sommozzatori, gli operatori del Suem e i carabinieriUna fase dei soccorsi

Un gesto con tutta probabilità dettato dalla disperazione di essere rimasto senza un impiego. Venerdì gli era scaduto il contratto a tempo determinato, ottenuto per sei mesi e rinnovato per altri sei, e ieri mattina si è presentato in azienda e si è gettato in una vasca di fanghi, recintata, profonda alcuni metri dove, rifiutando ogni tipo di aiuto, è rimasto a galleggiare per quasi tre ore. Alla fine i vigili del fuoco sono riusciti a trarlo in salvo. Protagonista G.B., un sessantenne arzignanese. È accaduto alla Conceria Dani in via della Concia ad Arzignano. Da una prima ricostruzione fornita da forze dell’ordine e pompieri, l’uomo ha approfittato dell’apertura dei cancelli alle 6 per entrare nell’azienda, dove ha lavorato per un anno, per poi dirigersi verso la vasca che accoglie i reflui della lavorazione della rifinizione delle pelli. Il personale, nel solito giro di perlustrazione, lo ha notato senza riconoscerlo sul bordo della vasca e, alla richiesta di una spiegazione del perché fosse lì, lo ha visto tuffarsi. Immediati i tentativi di soccorrerlo, ma l’uomo ha declinato ogni tipo di aiuto, allontanandosi ogni volta che qualcuno gli tendeva la mano. E restando muto ad ogni di interrogativo sul perché non volesse essere tratto in salvo. Vista la situazione, è stato chiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Per primi sono arrivati quelli del distaccamento di Arzignano che gli hanno lanciato una “ciambella” per aiutarsi a restare a galla. Poi sono arrivati i colleghi di Vicenza del Saf, Speleo alpino fluviali, che hanno calato nella vasca un gommone dal quale però l’uomo si è sempre allontanato, a tratti scomparendo completamente sott’acqua quando li vedeva avvicinare, quindi i sommozzatori di Mestre. Nel frattempo sono arrivati anche un’ambulanza del Suem 118 ed una pattuglia di carabinieri della stazione di Arzignano. Durante tutto questo tempo nessuno è riuscito a capire che l’uomo dentro la vasca fosse il sessantenne che fino al giorno prima aveva lavorato lì. Il fatto che non abbia mai parlato e che il volto fosse irriconoscibile, perché sporco, avevano fatto pensare ad uno straniero. Tanto che a bordo vasca sono stati fatti arrivare lavoratori che gli si sono rivolti parlandogli in più lingue. Più il tempo passava e più la situazione si faceva critica. L’uomo ha cominciato a dare segnali di grande stanchezza e ad un certo punto faticava a restare a galla. Alla fine, approfittando ormai del fatto che era spossato, o forse perché ha deciso di farsi aiutare, è stato raggiunto e recuperato dai pompieri che poi lo hanno affidato alle cure del personale medico. È stato trasportato con codice rosso all’ospedale di Vicenza dove è arrivato senza mai perdere conoscenza. La preoccupazione dei medici era che potesse aver ingerito sostanze tossiche. Fosse stata una vasca di reflui da processi di concia vera e propria, che utilizza acidi più potenti, probabilmente per lui non ci sarebbe stato scampo. Nel tardo pomeriggio di ieri era ancora sotto osservazione, assistito dai famigliari. La prognosi rimane riservata. Sono intervenuti anche il Nucleare biologico chimico radiologico dei pompieri di Padova per la bonifica, la polizia locale e personale dell’Arpav e dello Spisal. Particolarmente scosso il titolare della conceria, Giancarlo Dani: «Siamo amici, l’avevo assunto proprio perché sapevo che stava vivendo un momento di difficoltà - spiega - ma avevo già rinnovato il contratto e non potevo assumerlo a tempo indeterminato, come impone la legge. Purtroppo ultimamente il lavoro è calato e, di conseguenza, ho dovuto rinunciare a una trentina di persone, fra lavoratori interinali e contratti a tempo determinato». È stato lui a informare la famiglia di quanto è accaduto: «Quando mi sono presentato a casa - racconta - la moglie era convinta che fosse in cantina e ho dovuto raccontarle tutto. Sicuramente non voleva fare un gesto estremo, forse voleva richiamare l’attenzione. Mi spiace davvero, sotto il profilo umano, perché gli mancano pochi anni alla pensione, ma avevo parlato con il fratello, che ha un’azienda, e mi ha detto che si erano accordati perché lavorasse da lui. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgio Zordan

Suggerimenti