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Pino, il capitan Nemo sceso dai monti

L’idroscopio inventato da Pino in azione nella baia di Vigo in Spagna L’illustrazione della Domenica del Corriere del 1 maggio 1903La copertina di Illustrazione Italiana dedicata al primo sommergibileUna delle poche immagini rimaste di Giovanni Pino al lavoro a  bordo di un battello calato in mare
L’idroscopio inventato da Pino in azione nella baia di Vigo in Spagna L’illustrazione della Domenica del Corriere del 1 maggio 1903La copertina di Illustrazione Italiana dedicata al primo sommergibileUna delle poche immagini rimaste di Giovanni Pino al lavoro a bordo di un battello calato in mare
L’idroscopio inventato da Pino in azione nella baia di Vigo in Spagna L’illustrazione della Domenica del Corriere del 1 maggio 1903La copertina di Illustrazione Italiana dedicata al primo sommergibileUna delle poche immagini rimaste di Giovanni Pino al lavoro a  bordo di un battello calato in mare
L’idroscopio inventato da Pino in azione nella baia di Vigo in Spagna L’illustrazione della Domenica del Corriere del 1 maggio 1903La copertina di Illustrazione Italiana dedicata al primo sommergibileUna delle poche immagini rimaste di Giovanni Pino al lavoro a bordo di un battello calato in mare

Un capitano Nemo alla “Ventimila leghe sotto i mari”. Un inventore nato in Valchiampo con una grande passione per il mondo acquatico. Giuseppe Pino è il suo nome, personaggio vicentino sconosciuto o troppo spesso dimenticato. Fu lui, invece, ad inventare un primo sottomarino, rendendo realtà la fantasia del ”Nautilus“. Pino fu capace, ai primi del Novecento, di rivoluzionare le tecnologie delle Marine di tutto il mondo con straordinarie invenzioni ancora oggi utilizzate sott’acqua.

Giuseppe Pino nacque il 2 ottobre 1868 in Valloscura da Orazio Pino e Teresa Pieropan. Famiglia modesta in una Chiampo altrettanto povera. I libri di Giulio Verne, dove cominciò a sognare viaggi e avventure lontane e incredibili, li trovò nella scuola di piazza Zanella. Sembra proprio che siano state queste letture a suscitare in lui fin da bambino una volontà spasmodica di scrutare gli abissi, portandolo a inventare e brevettare decine di attrezzature.

Il giovane di Chiampo si trasferì sul finire del secolo diciannovesimo a Milano, per cercare fortuna. Qui trovò un impiego come fornaio. In quegli in città anni si lottava per i diritti dei lavoratori, con le prime organizzazioni sindacali, i cortei, le manifestazioni. Si battagliava per ridurre la giornata da 16 a 14 ore di lavoro, per l’aumento della misera paga. Giovanni Pino, coinvolto nei tumulti di Milano, venne arrestato e incarcerato quasi subito. Qui incontrò un certo Cazzaniga, ingegnere navale e docente di Accademia, anch’egli recluso. In breve questi gli passò tutto lo scibile di cui era a conoscenza, vedendo davanti a sé un giovane non solo interessato, ma avido di sapere sul mondo marino, sulle tecnologie, le invenzioni, le possibilità future di scoperte.

Uscito dal carcere, Pino iniziò a mettere in pratica quelle conoscenze, dando vita ad un piccolo laboratorio a Milano e inventando dei nuovi macchinari, tra cui trivelle, benne di sollevamento, ma anche l’idroscopio e il battello sottomarino. Nel 1903 Pino andò a vivere nella baia di Vigo in Spagna, e fondò la “Pino Company Ltd.”, trovando finanziatori per far riaffiorare i galeoni sommersi. In questa Baia di Vigo, in Galizia, infatti da sempre si favoleggia di un favoloso tesoro perduto durante la celebre battaglia tra gli inglesi e gli spagnoli nel Settecento. Da allora, i tentativi di recuperare il tesoro sono stati innumerevoli. In breve i giornali dell’epoca di tutto il mondo concentrarono la loro attenzione su questo italiano capace di fare riemergere antichi vascelli con metodi rivoluzionari e nuove tecnologie come mai nessuno aveva fatto prima.

Perfino il re di Spagna lo volle incontrare e gli conferì il titolo di “ingegnero”. Lo Stato Italiano gli concesse l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro. Il giornale “La Provincia di Vicenza” scrisse nel 1904 commentandone un breve ritorno a Chiampo: «Per chi vedesse Pino con quell’aria modesta e semplice, non lo potrebbe certo credere l’uomo che ha sollevato tanta fama di sé in tutto il mondo, ed ha destato l’interesse di tutti i popoli civili con le sue scoperte».

Per proseguire le ricerche sui fondali occorreva però molto denaro. I finanziatori avevano fretta, volevano risultati a breve termine. Il governo spagnolo concedeva finanziamenti, ma pretendeva pure il 95 per cento dei tesori ritrovati. I tentativi di recupero a Vigo non ebbero la fortuna sperata inizialmente. La società di Pino si indebolì e poi si sfaldò: i creditori e gli azionisti cominciarono a farsi avanti, così Pino dovette vendere le attrezzature e i suoi brevetti per pagare i debiti.

Nel 1914, rientrato in Italia, prestò servizio per la Marina Italiana, mettendo a frutto le sue invenzioni e progettando sommergibili, mine subacquee, siluranti, lavorando a Napoli, La Spezia, Taranto e alla Maddalena in Sardegna. Nel 1922 inventò le ”Isole mareodromiche”, isole artificiali galleggianti per annullare le distanze tra continenti, ma non trovarono realizzazione, soppiantate dalle nuove tecnologie nel settore dell’aviazione. Nel 1928 tornò a Milano, senza ricchezza. Morì l’11 aprile del 1952 in miseria e dimenticato. Ma ancora oggi tutte le Marine e le compagnie del mondo utilizzano decine di apparati inventati da Pino, che non portano più il suo nome perché i brevetti sono stati venduti.

Sono 42 i suoi brevetti. Tra i più importanti, il giunto metallico per scafandri da palombaro, l’idroscopio che poteva scendere fino a 40 metri di profondità con i tubi rientranti comandati elettricamente, l’elevatore ovvero una struttura capace di sollevare fino a 20 tonnellate. Una evoluzione dell’ ”elevatore Pino“ è stata utilizzata addirittura per il recupero della nave Concordia all’Isola del Giglio. La sua più famosa invenzione, però, fu il battello sottomarino: tre metri di diametro e sei di lunghezza, costituito da due calotte ovoidali, con motori elettrici per i movimenti delle eliche, una grande ruota per viaggiare su fondali piani, proiettori elettrici, braccia mobili per operare sui fondali.

Matteo Pieropan

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