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Pfas Miteni, battaglia in aula sui risarcibili

Un momento dell’udienza che si è tenuta ieri mattina nel tribunale di Borgo Berga
Un momento dell’udienza che si è tenuta ieri mattina nel tribunale di Borgo Berga
Un momento dell’udienza che si è tenuta ieri mattina nel tribunale di Borgo Berga
Un momento dell’udienza che si è tenuta ieri mattina nel tribunale di Borgo Berga

Più di tre ore di schermaglie tra gli avvocati degli imputati e i legali delle parti civili su chi dovrà essere o meno presente al dibattimento. È stato questo l’andamento della prosecuzione dell’udienza preliminare del processo Pfas-Miteni che si è svolta ieri mattina nel tribunale di Borgo Berga. Poco dopo le 13.30 il giudice Roberto Venditti ha chiuso la sessione e rinviato la discussione al prossimo 20 gennaio. Sarà in quell’occasione che il gup scioglierà la riserva e, dopo avere ascoltato le richieste formulate ieri, deciderà quali parti civili accogliere e quali invece escludere; stabilendo anche quali saranno i responsabili civili che dovranno farsi carico dell’eventuale risarcimento danni in caso di una sentenza di condanna. I legali degli imputati hanno chiesto al gup che vengano escluse dalle parti civili anche il ministero della Salute oltre a una serie di associazioni che secondo la loro interpretazione si sarebbero costituite solo in un momento successivo alla contestazione dei reati da parte della procura. Tra queste Legambiente, il Wwf, Italia nostra onlus, Greenpeace, Acque bene comune, La Terra dei Pfas, Perla Blu, Medicina democratica, Gruppo di intervento giuridico onlus e Rete gruppi di acquisto solidale. LE MAMMA NO-PFAS. Nessuno degli avvocati della difesa ha invece messo in discussione la costituzione come parti civili del gruppo delle Mamme No-Pfas. «Non è stata sollevata alcune eccezione sulla nostra costituzione nel processo», spiega l’avvocato Matteo Ceruti, legale rappresentante delle 95 persone residenti nella cosiddetta zona-rossa che hanno deciso di presentare la loro domanda di prendere parte al dibattimento. «Le mamme No-Pfas hanno evidentemente dei presupposti piuttosto forti per stare nel dibattimento», prosegue il legale. Che poi puntualizza la sua posizione in merito al risarcimento dei danni: «Sarà una quantificazione che presenteremo nel corso del processo». Infine Ceruti esclude qualsiasi ipotesi di avviare una transazione per chiudere il caso-Miteni: «Per reati come l’avvelenamento delle acque non c’è alcuna possibile transazione che tenga». Le parti civili che hanno chiesto di potersi costituire sono complessivamente 229. RESPONSABILI CIVILI. Tra chi non ha subito eccezioni per la sua richiesta di costituirsi parte civile nel processo, ieri, c’è stata anche la Regione. Che tramite l’avvocato Fabio Pinelli ha formalizzato al gup la richiesta di far entrare nel dibattimento, quali responsabili per il risarcimento dei danni «le due multinazionali straniere Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors, nel cui interesse e sotto la cui direzione e controllo taluni degli imputati hanno gestito la Miteni. E anche la Miteni, seppur fallita (legale che rappresenta il fallimento è l’avvocato Enrico Ambrosetti è stato chiesto il formale coinvolgimento nel processo».E sull’opportunità di estendere il processo ai “responsabili civili” delle multinazionali straniere concordano anche Angelo Merlin, Marco Tonellotto e Vittore d’Acquerone,i legali di Acque Venete e Viacque; Acque del Chiampo e Acque Veronesi: «Questo si fa perché il responsabile civile una volta entrato nel procedimento risponde in solido dei danni chiesti anche per gli imputati». LE ACCUSE. Nell’inchiesta coordinata dai pm Barbara De Munari e Hans Roderich Blattner, gli imputati Patrick Hendrik Schnitzer, 61 anni, Achim Georg Hannes Riemann, 65, difesi dall’avv. Ermenegildo Costabile; Alexander Nicolaas Smit, 75, assistito dall’avv. Salvatore Scuto; l’irlandese Brian Anthony Mc Glynn, 62, di Milano, con i manager Luigi Guarracino, 62 anni, di Alessandria; Mario Fabris, 56, di Fontaniva; Davide Drusian, 44, di Marano; Mauro Cognolato, 46, di Stra, e Mario Mistrorigo, 67, di Arzignano, tutti difesi dall’avv. Novelio Furin. E poi i giapponesi Maki Hasoda, 53 anni; Kenji Ito, 61; Naoyuki Kimura, di 59, e Yuji Suetsune di 57, sono accusati di disastro innominato e di avvelenamento delle acque. Se il gup disporrà il rinvio a giudizio, il processo si terrà in Corte di Assise. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Bernardini

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