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Vino da record, ma ora l’incubo è Trump

Sopra un momento del convegno ieri, sotto la vendemmia a Vicenza
Sopra un momento del convegno ieri, sotto la vendemmia a Vicenza
Sopra un momento del convegno ieri, sotto la vendemmia a Vicenza
Sopra un momento del convegno ieri, sotto la vendemmia a Vicenza

Numeri record, anzi da primato. Primi nella produzione di uve, primi per ettari vitati e primi nell’export. Questa è la locomotiva Veneto come emerge dai lavori dell’ultimo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto, ieri mattina, promosso da Veneto Agricoltura e Regione con Avepa, che richiama ad inizio anno a Lonigo, nella cantina dei Colli Berici Gruppo Collis, una larga rappresentanza del mondo vitivinicolo regionale. Ma su queste cifre impressionanti, che raccontano una realtà leader non soltanto in Italia, si sono addensate le nubi della Brexit e dei dazi minacciati dal presidente Usa, Donald Trump, ovvero il primo e secondo Paese nella classifica dell’export di vino del Veneto. I due Paesi che, come dicono gli economisti che contano, fanno il fatturato. La notizia è di quelle da far tremare i polsi saldi dei vignaioli vicentini e veneti e ci ha pensato Fabio Piccoli, direttore di Wine Meridian, chiamato a commentare da esperto i dati regionali, a rasserenare gli animi e ringalluzzire il parterre sulle solide potenzialità del comparto vitivinicolo. «Siamo nell'era dell’incertezza, ma la paura va allontanata, l’export del vino è sempre stato penalizzato da dazi e burocrazia. Bisogna fare lobby per abbassare anche di mezzo punto le accise, l’accordo siglato e la successiva ripresa del mercato giapponese è un esempio virtuoso da seguire. Sono appena rientrato dagli Usa e gli americani sono preoccupati più di noi. Vincerà la sfida chi saprà rendersi riconoscibile su tutti i fronti, aziendale, del brand e sulla territorialità. Qualche consiglio? Attenzione al packaging, che in Italia è sottovalutato e alle novità (leggi vino in lattina, alla cannabis e a bassa gradazione), dimentichiamoci i vecchi approcci ideologici». Una indicazione preziosa l’ha data anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan: «La nuova Pac andrà verso la sostenibilità, il green deal. Gran parte dei fondi europei saranno in quella direzione e vorrei ricordare che negli ultimi 10 anni sono arrivati circa 500 milioni di finanziamenti quindi grande attenzione. Per il resto lotta dura contro i furbetti, puntare sulla qualità del prodotto e sul rispetto dei disciplinari». Venendo alle cifre aggiornate nel 2019 il Veneto ha prodotto 13 milioni di quintali di uva (-19,81% sul 2018, annata record, ma +13,02% sul 2017). A farla da padrone l’uva bianca (10 milioni) trainata dalla Glera-Prosecco. Trasformata in vino ha prodotto quasi 11 milioni di ettolitri (-18,4% sul 2018, ma +14,3% sul 2017). Nei primi nove mesi 2019, il Veneto ha esportato vino per oltre 1,6 miliardi di euro (+3,5% sul 2018). «Siamo la quarta potenza mondiale - ha sottolineato Antonella Trabuio del Sistema Statistico Regionale - dopo Francia, Italia e Spagna». Non solo quantità, ma anche e soprattutto qualità: degli oltre 13 milioni di quintali prodotti quasi 9 milioni sono costituiti da uva Doc, 1 milione e 433 mila quintali Docg e 2 milioni e 312 mila da Igt. Il vino sfuso è quasi scomparso. Ora la sfida è aumentare ancora il valore di vendita delle singole bottiglie. •

Alberto Tonello

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