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Un silenzio che grida in ricordo di Marianna

Uno degli strisicioni che hanno accompagnato la marcia silenziosa di ieri sera.   FOTOSERVIZIO COLORFOTOFiori nel luogo della tragediaMolti i partecipanti  che hanno indossato capi di colore rosso
Uno degli strisicioni che hanno accompagnato la marcia silenziosa di ieri sera. FOTOSERVIZIO COLORFOTOFiori nel luogo della tragediaMolti i partecipanti che hanno indossato capi di colore rosso
Uno degli strisicioni che hanno accompagnato la marcia silenziosa di ieri sera.   FOTOSERVIZIO COLORFOTOFiori nel luogo della tragediaMolti i partecipanti  che hanno indossato capi di colore rosso
Uno degli strisicioni che hanno accompagnato la marcia silenziosa di ieri sera. FOTOSERVIZIO COLORFOTOFiori nel luogo della tragediaMolti i partecipanti che hanno indossato capi di colore rosso

A quindici giorni esatti dall’efferato omicidio di Marianna Sandonà e il ferimento dell’amico Paolo Zorzi, ancora ricoverato in ospedale le cui condizioni restano critiche, ieri si è svolta la “Marcia silenziosa in memoria di Marianna”, promossa dall’Associazione di Vicenza “Donna chiama Donna” e patrocinata dal Comune di Montegaldella. Un centinaio le persone, il più giunte da fuori paese, che si sono ritrovate alle 18 nel piazzale del Parco Robinson, a pochi metri dalla rampa del garage dove la povera donna è stata trucidata a coltellate. A parlare nel silenzio, gli striscioni portati dai rappresentati delle varie associazioni presenti che hanno aperto il corte: “Io l’8 tutti i giorni” e “Stop al femminicidio”. Folta la delegazione di rappresentanti comunali dei paesi limitrofi e di tutta la provincia, che hanno voluto portare la loro testimonianza e solidarietà. Presente anche l'assessore alla comunità e alla famiglia del Comune di Vicenza, Silvia Maino, come rappresentante del Comitato dei sindaci del distretto Est dell'Ulss 8 che gestisce il Centro antiviolenza. In testa, fianco a fianco, il primo cittadino Stefano Lain di Grisignano, paese di Marianna, e Ciro Piccoli di Montegaldella dove Marianna ha trovato la morte. In questi due nomi di paese, vi è tutta la vita di una quarantatreenne che sabato 8 giugno ha perso la vita per una mano armata dalla gelosia. L’ennesimo femminicidio, il quarto a Montegaldella in otto anni, due finiti in tragedia e due scampati, che ieri ha avuto il suo momento di ricordo pubblico con questa breve marcia di poche centinaia di metri, dal luogo del delitto alla nuova piazzetta comunale. Molte le donne presenti che indossavano indumenti di color rosso, voluto come simbolo dalle associazioni di denuncia. Poche invece le facce del paese, ancora anestetizzato da questa inaspettata tragedia che ha colto tutti di sorpresa. L’incedere silenzioso del corteo, interrotto solo dal rumore dei tacchi delle donne, unite qui da un senso palpabile di solidarietà, espressa nelle parole del primo cittadino e dell’assessore Cristiana Girardi. «Siamo qui per ripudiare il concetto di “raptus di follia”» ha sottolineato la presidente di “Donna chiama Donna”nella sua allocuzione al termine della camminata. «Non esiste il “raptus”, ma solo uomini violenti –ha ribadito la presidente Maria Zatti, aggiungendo-, oggi le donne devono morire per essere credute?» Parole come pietre: «Basta leggerezze! Quello che qui si è verificato è il ventisettesimo omicidio di donna in Italia dall’inizio dell’anno. E non passa giorno che la cronaca ci ricordi quanto sia necessario fare rete di supporto tra noi donne». «Gli uffici di ascolto antiviolenza ci sono e stanno lavorando benissimo sul territorio –ha continuato Zatti-, questo nostro di oggi è un silenzio che grida. Grida per le ventisette vittime che ricordiamo, e tra queste la nostra Marianna». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonio Gregolin

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