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Stop agli incentivi Ora il biodigestore rischia la chiusura

Il biodigestore dell’azienda agricola Campagnolo a Villaga.   M.G.
Il biodigestore dell’azienda agricola Campagnolo a Villaga. M.G.
Il biodigestore dell’azienda agricola Campagnolo a Villaga.   M.G.
Il biodigestore dell’azienda agricola Campagnolo a Villaga. M.G.

Finiscono gli incentivi per produrre energia elettrica e calore da biogas e rischia di chiudere l’impianto. L’azienda agricola Campagnola di Villaga, appartenente a Dino Castagna, potrebbe trovarsi, suo malgrado, a essere la prima di una lunga serie a livello nazionale a chiudere il biodigestore perché diventerebbe antieconomico continuare. Con conseguenze sia sul piano degli investimenti impiegati per realizzare gli impianti che in termini di riduzione dei positivi effetti ambientali riconosciuti per l’energia generata da fonti rinnovabili. L’impianto della Campagnola risale, infatti, a 15 anni fa ed è così giunto quest’anno al completamento del periodo massimo di incentivi. Il suo funzionamento prevede l’impiego di reflui di allevamento del centinaio di vacche da latte della stalla e degli scarti agricoli da cui vengono prodotti elettricità e calore, che sono adoperati nell’attività agricola, mentre il composto organico di risulta, il digestato, ricco di sostanze nutritive, è invece normalmente utilizzato da Castagna al posto dei concimi chimici per la coltivazione della campagna. «Senza incentivi continuare a produrre energia in questo modo diventa antieconomico perché i costi per farlo rispetto a quanto viene pagata la corrente sono irrisori, con la concreta possibilità di arrivare a rimetterci - spiega l’imprenditore agricolo -. Il fatto è che per legge non possiamo renderci autonomi dalla rete elettrica staccandoci, per cui o ci prendiamo degli incentivi per andare avanti, con tutti i benefici per l’ambiente e la salute che comporta la produzione e l’uso di questo tipo di energia pulita, basti solo pensare alle superiori capacità fertilizzanti del digestato, che è tutto naturale, oppure si chiudono gli impianti e si decide di cambiare rotta tornando al passato con la presenza massiccia nella chimica in agricoltura. Che sarebbe un controsenso, visto quanto si è fatto finora per produrre più energia pulita e avere prodotti agricoli più naturali». E nel giro dei prossimi anni i problemi sollevati da Castagna della Campagnola di Villaga, mano a mano che diminuiranno gli incentivi, potrebbero cominciare a essere posti anche da decine e decine di altri imprenditori agricoli con una situazione simile in Veneto, che è la seconda regione per numero di biodigestori, e anche nel resto d’Italia. «Occorre una presa di coscienza a livello nazionale e regionale, queste sono questioni che vanno affrontare in maniera urgente perché gli incentivi stanno per finire - afferma Christian Curlisi, direttore del Cib, il Consorzio italiano biogas, che rappresenta la filiera italiana del biogas agricolo – Ogni impianto che si spegne è un’azienda che fa un passo indietro verso un’agricoltura statica e oggi non possiamo permetterci di perdere competitività se vogliamo preservare produzioni e indotto». Il tema, che riveste una particolare importanza e urgenza, verrà affrontato a livello nazionale all’edizione di quest’anno di “Biogas Italy – Change Climate” che si terrà a Milano dal 28 febbraio al 1 marzo. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Guarda

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