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Sindaco ed ex in guerra, scattano le denunce

Una veduta dall’alto del centro di Noventa. Si può vedere anche il palazzo municipale. ARCHIVIOL’accusatore Marcello Spigolon
Una veduta dall’alto del centro di Noventa. Si può vedere anche il palazzo municipale. ARCHIVIOL’accusatore Marcello Spigolon
Una veduta dall’alto del centro di Noventa. Si può vedere anche il palazzo municipale. ARCHIVIOL’accusatore Marcello Spigolon
Una veduta dall’alto del centro di Noventa. Si può vedere anche il palazzo municipale. ARCHIVIOL’accusatore Marcello Spigolon

Dalle strette di mano davanti ai fotografi ai coltelli alla schiena, dalle pacche sulle spalle tagliando nastri di piste ciclabili e monumenti alle denunce. C’eravamo tanto amati per un anno e forse più, cantava Achille Togliani negli anni ’50. Per Marcello Spigolon e Mattia Veronese l’idillio è durato di più, ma l’epilogo è molto meno romantico di ciò che intonava la voce di punta dell’orchestra Angelini. Nella prima seduta di consiglio comunale, durante l’insediamento del nuovo sindaco Veronese, l’ex primo cittadino Spigolon ha messo da parte ciò che lui stesso aveva definito «una questione di privacy» e ha fatto nome e cognome dell’amministratore che avrebbe evaso le tassa rifiuti dal 2009 al 2014. «Ora lo posso dire perché non siamo più in campagna elettorale - tuona Spigolon - non volevo che si pensasse che era una trovata per danneggiare l’avversario. È il sindaco Veronese colui che ha evaso e ora chiedo che sani la sua posizione tributaria tramite versamento volontario e chiedo poi for- malmente le sue dimissioni in quanto il suo comportamento non mi sembra moralmente e politicamente compatibile con la carica di sindaco. Ho anche chiesto che tutta la documentazione venga trasmessa al Prefetto». Fin qui le dichiarazioni dell’ex sindaco, bocciato senza appello alle ultime elezioni vinte dal suo nemico numero uno. Veronese da parte sua preferisce non entrare in polemica e si limita ad annunciare una denuncia. In realtà il neo sindaco è un fiume in piena, ma non vorrebbe uscire sul giornale perché ritiene la vicenda solo «una macchina del fango alla cui guida si trova l’ex amico Spigolon. Poi racconta tutta la sua vicenda, parla degli errori fatti dagli uffici comunali, dell’«imbarazzo dei dirigenti costretti alla caccia alle streghe da Spigolon», della mossa architettata proprio a ridosso delle elezioni e infine annuncia che ha già chiesto di saldare il debito nei confronti del Comune, che però in realtà debito non è perché quei soldi non sono più esigibili, sono prescritti. «Ma darò comunque quei 1.500 euro perché di quella cifra si tratta», dice ricordando che è stato il Comune ad aver pasticciato senza mai inviargli per altro le cartelle per il pagamento della tassa rifiuti. Veronese rammenta poi che i cittadini hanno dimostrato di aver fiducia in lui nonostante la campagna diffamatoria del suo ex capo di giunta. «Perché sia chiaro, Spigolon non ha fatto il nome in pubblico ma aveva fatto in modo che tutti lo sapessero. Eppure a Noventa hanno capito che era solo fango. Infatti l’ex sindaco ha ottenuto una batosta sonora. Questa è la dimostrazione che io mi sono sempre comportato bene». Dall’altra parte Spigolon ribatte: «È un fatto moralmente e politicamente inaccettabile che il primo cittadino di una comunità non partecipi al pagamento dei tributi come prevede la Costituzione». Parla da uomo ferito l’ex sindaco, si capisce che la sconfitta è stata un prezzo alto da pagare. Forse troppo per chi era abituato a stare nella stanza dei bottoni da più di 30 anni. I veleni pre elezioni, la lettera anonima sull’evasore arrivata stranamente in piena campagna elettorale probabilmente non lo hanno aiutato. Forse gli hanno fatto più danni che altro. Veronese di sicuro non ha versato i soldi che doveva, se adesso ha deciso di restituirli anche se non dovuti per legge. Ha sbagliato, ma sulla vicenda rimangono delle ombre. Non è possibile escludere la buona fede del sindaco e c’è alla base l’incapacità dell’ente pubblico, il Comune, di accertare chi non pagava il tributo sui rifiuti. Almeno fino al 2014. Il fatto che la vicenda sia venuta a galla nel 2019, cioè 5 anni dopo, e a qualche settimana dalle elezioni ha quantomeno qualcosa di sospetto. In tutto questo nulla potrà fare la Procura della Repubblica, non essendo un reato penale quello di cui si parla. Ed è presumibile che anche il Prefetto non vorrà intervenire su una vicenda che è prescritta e non ha contorni penalmente perseguibili. Insomma, resterà una vicenda di veleni all’ombra di un campanile. Poi ognuno tornerà al suo ruolo istituzionale, così come hanno voluto i cittadini. Veronese a fare il sindaco, Spigolon il consigliere di opposizione. C’eravamo tanto amati per un anno e forse più... . • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dennis Dellai

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