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Sì al progetto “Pfas zero”
«E sconti sulle bollette»

Dopo l’allarme Pfas si è registrato un maggior utilizzo dell’acqua in bottiglia rispetto al rubinetto
Dopo l’allarme Pfas si è registrato un maggior utilizzo dell’acqua in bottiglia rispetto al rubinetto
Dopo l’allarme Pfas si è registrato un maggior utilizzo dell’acqua in bottiglia rispetto al rubinetto
Dopo l’allarme Pfas si è registrato un maggior utilizzo dell’acqua in bottiglia rispetto al rubinetto

Realizzare una fonte di approvvigionamento alternativa per ridurre i rischi per la salute pubblica e, nel frattempo, abbassare del 20% le tariffe applicate agli utenti. È la controffensiva di Pojana all’emergenza Pfas.

Dalla Giunta comunale è arrivato il pieno appoggio al progetto “Pfas zero”, sollecitato dal Centro Veneto Servizi, la società che gestisce la rete dell’acquedotto, che prevede l’estensione da Ponso a Montagnana e a Pojana Maggiore della condotta Monselicemare, sfruttando la fonte di Camazzole, per avere acqua pulita. L’amministrazione ha approvato una delibera, indirizzata al Ministero dell’ambiente e alla Regione, in cui chiede di «progettare, finanziare e realizzare tale intervento».

Pur riconoscendo che «la concentrazione dei Pfas nell’acqua è sotto il limite dei 500 ng/l previsto dal Ministero della salute» la Giunta concorda sulla «necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento per ridurre ogni possibile rischio».

È partita invece dai gruppi consiliari di minoranza “Rinnovamenti” ed “Esperienza e Innovazione”, la richiesta inoltrata a Cvs di «ridurre del 20% le tariffe applicate agli utenti di Pojana, in quanto l’acqua è contaminata da Pfas e costringe le famiglie a sostenere ulteriori costi, fra apparecchiature di microfiltraggio e un maggior utilizzo di acqua in bottiglia».

«Attualmente - spiegano le minoranze - l’acqua erogata dai rubinetti a Pojana ha una quantità di Pfas di 274 ng/lt, come segnalato dall’Arpav lo scorso dicembre e, a differenza di quanto riferito dal presidente di Cvs, Giuseppe Mossa nell’incontro dello scorso marzo, sono presenti Pfas a catena corta, si parla di Pfba (Perfluoro-Butyric Acid), Pfbs (Perfluoro-butansulfonate) e Phfxa (Perfluoro-Hexanoic Acid). Di conseguenza dobbiamo esaminare i dati Arpav e non quelli del Cvs. Negare la presenza di uno o più elementi inquinati è molto grave. Il controllante non può essere il controllato. Ne va della serietà dell’azienda e dell’amministrazione nei confronti dei cittadini. Il mancato incasso causato dalla riduzione del 20% delle bollette dovrà essere richiesto all’azienda che ha determinato l’inquinamento dell’acqua».

«Permesso che spetta all’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) Bacchiglione definire ogni tre anni le tariffe in base ai piani finanziari che presentiamo - replica Giuseppe Mossa -, ora è del tutto sterile disquisire tra Pfas a catena corta o lunga in quanto le analisi che effettuiamo periodicamente, affiancandosi a quelle di Arpav e Ulss 8 sono complete e attestano tranquillizzanti valori dei Pfas ben al di sotto dei limiti ministeriali». Mossa è oggi consulente del Cvs per seguire il processo di fusione con Polesine Acque dopo essersi dimesso a fine marzo per motivi personali dalla presidenza passata pro tempore al vice Piergiorgio Cortelazzo.

Felice Busato

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