Le belle signore a due ruote d’un tempo, autentiche reliquie del ciclismo, in mostra per poche ore a Montegalda in occasione della chiusura della tradizionale sagra e Fiera di San Marco. Bici che incarnano e fanno rivivere i miti del ciclismo: da Gimondi, Coppi, Pantani, Pasquino e Argenteri. Una dozzina di bici storiche firmate “Bianchi”, esposte per un solo giorno e per beneficienza nell’androne della storica villa Gualdo, sede municipale. È qui che le due ruote uscite dalla collezione privata di Gianfranco Trevisan, storico meccanico del ciclismo oggi tra i collezionisti di bici da corsa più valenti del mondo, potranno essere ammirate come autentici gioielli. Come tali le presenta Trevisan, che ha concesso il prestito a Montegalda di queste bici certificate, custodite come cimeli, diventate un tutt’uno con i nomi che hanno fatto la storia delle due ruote. «Ogni bici è certificata da un atto notarile –spiega Giampaolo Stella, concessionario “Bianchi” di Torri di Quartesolo e promotore dell’iniziativa che servirà per la raccolta fondi utili alla scuola materna -, alcune portano sul telaio la firma stessa dei campioni che le hanno montate». A Montegalda ci sarà la bici di Fausto Coppi del 1949 esposta per la prima volta al pubblico, quella di Moreno Argentieri del 1987 e di Pasquino del 1947. Come pure la mitica “Bianchi” del campione del mondo Felice Gimondi. «Unica mosca nera tra tante “Bianchi” –commenta Stella-, è la bici di Marco Pantani portata per onorarne la memoria». Dodici modelli dal valore spesso fuori mercato per importanza e rarità. «In mostra si vedranno tutte quelle che all’epoca sono state le tecnologie d’avanguardia: dai primi rapporti, ai cerchi in legno rivestiti d’alluminio, e tanti altri dettagli che i visitatori potranno ammirare dalle 9 fino alle 22 con ingresso libero». Oggetti per specialisti, amanti e curiosi che fanno parte della stessa storia d’Italia. «Non sono tanti pezzi – conclude Stella-, ma come autentici gioielli unici al mondo, ne bastano poche e qualificate per meritare una visita, e rivivere un pezzo di storia del ciclismo nazionale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA