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Il più “vecio” ha novant’anni e alla sfilata arriva in carrozzina

Il palco riservato alle autorità civili e militari che hanno salutato il passaggio delle penne nereLintervento del rappresentante del governo, il ministro Erika Stefani
Il palco riservato alle autorità civili e militari che hanno salutato il passaggio delle penne nereLintervento del rappresentante del governo, il ministro Erika Stefani
Il palco riservato alle autorità civili e militari che hanno salutato il passaggio delle penne nereLintervento del rappresentante del governo, il ministro Erika Stefani
Il palco riservato alle autorità civili e militari che hanno salutato il passaggio delle penne nereLintervento del rappresentante del governo, il ministro Erika Stefani

Che l’adunata degli alpini abbia un fascino unico, che solo chi ha il cappello con la penna nera in testa riesce appieno a cogliere, te ne accorgi quando chiedi a un ex alpino come è stato quel periodo della sua vita. Da un uomo corpulento e all’apparenza tutto d’un pezzo scorgi gli occhi gonfiarsi di lacrime: un’emozione che non riesce a trattenere. E non è un caso unico, parlando con chi assiste ai lati della strada alla sfilata sembra proprio che l’essere stato anche solo per il periodo della leva obbligatoria alpino ti lasci dentro qualcosa di indelebile, di difficilmente raccontabile ma che ti cambia la vita per sempre. Anche nella gente comune c’è comunque un senso di gratitudine e prova ne è l’accoglienza ricevuta e i tanti occhi lucidi. Inoltre hanno commosso l’animo dei valdagnesi i grandi stemmi sui quali vi erano i nomi delle gloriose brigate alpine Julia, Taurinense, Tridentina, Cadore, Orobica. I cinquemila alpini sono stati abbracciati metaforicamente da tutta una città che si è colorata di bianco, rosso e verde, ha esposto simboli quali cappelli ed oggetti d’epoca per dare il proprio caloroso benvenuto ed ha applaudito con fragore e convinzione al loro passaggio. I ponti sull’Agno erano rivestiti con il tricolore, i negozi del centro avevano le vetrine addobbate con coccarde tricolori e anche i fiori esposti erano con il motivo della bandiera nazionale. La giornata poteva essere rovinata dalla pioggia che, dopo mesi di assenza, in questi ultimi giorni era tornata a farsi viva. Fin dal mattino quindi tutti con il naso all’insù e il fiato sospeso per capire se da quel cielo plumbeo che incombeva sulla città sarebbe arrivato un acquazzone. Tutto bene invece, fortunatamente il tempo ha retto ed anzi un flebile sole ogni tanto faceva capolino. C’erano intere famiglie, nonni con nipotini che indossavano il cappello e dicevano “sono un alpino”, cagnolini con la coccarda tricolore. Anche gli ospiti delle case di riposo a ridosso del centro sono stati portati ad ammirare lo spettacolo della sfilata: insomma in pochi a Valdagno ieri non hanno visto un cappello con la penna. Ben prima delle 10, orario fissato per l’ammassamento, le vie attorno al polo scolastico e in particolare il Lungo Agno Manzoni erano un vero e proprio spettacolo di colori e suoni: un colpo d’occhio eccezionale con gli alpini che si perdevano all’infinito, una serie di penne nere che pareva non finire mai. Immancabile poi per la gioia soprattutto dei bambini la presenza dei muli, due splendidi esemplari, a raffigurare un animale che per gli alpini è stato un aiuto e un compagno e al quale tutti sono affezionati: fondamentale per trasportate vettovaglie e pezzi di artiglieria e rispettati come fossero anche loro soldati. Affollato il piazzale dei Marzottini dove da buona tradizione si è bevuto un “goto de vin” e fraternizzato tra “bocia e veci” davanti a una pastasciutta o a una frittella con la maresina, prodotto de.co. valdagnese che si è fatto apprezzare. Insomma quel cappello ha il potere di farti sentire subito a tuo agio con un altro alpino: annulla distanze, classi sociali, perché nei giorni dell’adunata si è alpini e basta. Rinunciare a sfilare per un alpino è proprio dura e per questo il valdagnese Giuseppe Basso, 90 anni, l’ha fatta in sedia a rotelle accompagnato dal figlio: «Ci tengo tantissimo, si può dire che non mi sono perso un’adunata. Mi piacerebbe poter andare ad Asiago alla prossima adunata intersezionale prevista per luglio 2020. Sono stato alpino -racconta- in un periodo difficile con l’Alto-Adige non ancora annesso all’Italia e gli attentati erano frequenti. Poi sono stato mandato nella zona di Trieste, un’altra zona calda». Anche se l’adunata era intersezionale il richiamo della festa è risultato irrinunciabile anche per alpini di Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige e Lombardia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

L.C.

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