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Montegaldella

Idraulico salva la cavalla e si scopre fantino d’oro

Di giorno idraulico, di sera fantino e in gara campione. Valter Crivellaro, 55 anni di Montegaldella, confessa «di non avere nulla di speciale, se non quello di essere proprietario della cavalla di 16 anni quarter horse “Libe” (“amore” in svedese)», che lo sta portando a scalare le classifiche regionali, nazionali e presto europee di una disciplina equestre poco conosciuta: la gimkana Western, nata in Italia sull’esempio dei butteri maremmani, che consiste nel dribblare, saltare e scansare ostacoli, in un circuito a tempo dove servono abilità e velocità, ma soprattutto stretta intesa tra cavallo e cavaliere. 
Caratteristiche che Valter non sbandiera, ma che gli vengono riconosciute in gara: «Merito soprattutto di Libe –tiene a precisare l’idraulico fantino-, perché puoi essere il miglior cavaliere del mondo, ma se non hai un’intesa profonda con il tuo cavallo, non hai speranza». C’è però una costante nel suo raccontarsi: quella che la cavallina gli stia dimostrando riconoscenza per averla riscattata da una morte certa. «Era il 2010 –racconta lui-, quando decidemmo di regalare a nostra figlia Asia un cavallo che tanto desiderava. L’occasione cadde su una giovane cavallina di un maneggio, dove il proprietario cercava di disfarsene per il carattere bizzarro dell’animale, vendendola o destinandola al macello». «Fu un investimento alla cieca il nostro, pensato al bene di nostra figlia. Acquistammo Libe per 1.500 euro, consci della sua intemperanza. Di lì a poco, Asia cominciò a montarla sotto lo sguardo attento dell’addestratore Luca Busin. Io osservavo il tutto da bordo campo, notando i progressi che di volta in volta, di anno in anno, la cavallina compiva». «Il rapporto divenne così stretto che noi spronavamo Asia nello studio, dicendole che altrimenti non l’avremmo portata da Libe!». Tre anni dopo il “miracolo” a quattro zampe e due piedi: «Nel 2013 le prime gare e vittorie, mentre sentivamo sempre più spesso gli addestratori dire che “quella cavalla aveva testa”». In realtà, mentre la figlia montava Libe, cresceva dentro a papà Valter una nuova passione: «Non ero mai salito prima su un cavallo. Era un mondo nuovo che stavo scoprendo e mi stava catturando, senza pensare lontanamente che un giorno sarei salito io in sella». Sei anni dopo, la figlia decide di ritirarsi dalle competizioni agonistiche per motivi di studio, mentre Valter era quasi pronto a prenderne le briglie, convinto che ormai aveva maturato un rapporto empatico con la cavalla. 
Mesi di allenamento e preparazione con un nuovo addestratore, Luca Caposiena, fino alle prime gare. Valter, nonostante riconosca di non avere un “fisico bestiale”, come un curriculum da fantino o un’esperienza decennale, scopre però di riuscire a vincere in gara. «Questo dimostra che se il cavallo è in forma, si diverte, viene rispettato e si sente al sicuro, il più delle volte è lui a renderti campione». «Si pensi al caso Varenne, che nelle mani e col metodo giusto, è passato da modesto trottatore qual era, al campione che tutti conoscono». Ma nonostante i risultati, Valter è rimasto l’artigiano di sempre: «I miei primi risultati a partire dal 2017 con il titolo di campione veneto, riconfermato nel 2018 e 2019. Nel 2020 sono entrato nella rosa dei primi dieci nel campionato italiano». È reduce da qualche settimana dal concorso per il titolo italiano, dove su 109 partecipanti si è piazzato 23°. Un titolo che gli sembrava a portata di mano, sfumato per un soffio: «Ritenterò l’anno prossimo, perché Libe e io non molliamo». «Titolo –precisa per fugare chissà quali mire-, che nella nostra passione significa al massimo ricevere una coppa o semplice coccarda. Mai del denaro, siamo lontani dalle glorie dei grandi campioni della sella che conosciamo. Resto un appassionato di cavalli, ma soprattutto sono il primo fan della mia Libe che ormai si avvia alla fine carriera, ma che può dare ancora molto in gara». 
Scampata al macello anni fa, questo significa che… «Figuriamoci –sobbalza il fantino-idraulico-, per lei il destino sarà quello di diventare mamma, e io di continuare il mestiere che faccio: idraulico di giorno e cavaliere di sera», come in una favola.

Antonio Gregolin

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