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Montegaldella

Gli ultimi campanari resistono alla tecnologia

Quarant’anni di storia moderna dell’antica tradizione campanaria, che a Montegaldella trova una delle ultime sacche di resistenza. Una sorta di “riserva” dove –per ora-, non si trovano diatribe tra i residenti per il suono delle campane. Qui campane e campanari fanno parte della quotidianità. Una quotidianità che sebbene in parte modernizzata dal sistema elettrico, garantisce ai 15 campanari di poter tramandare la passione e dedizione che fu dei padri. A raccontare i loro quattro decenni di dedizione volontaria, ora c’è un libro firmato da Lucio Barbieri, ricercatore storico per passione, il cui titolo “Campane, Campanili, Campanelle”, parla della storia di quei 12 bronzi che ancora qui rintoccano. Descrive poi i campanili: quello di Montegaldella e frazione di Ghizzole, il primo edificato nel 1876, oggi base fissa del gruppo campanari. Di campanelle poi se ne contano ben 26 sparse qua e là per le vie del paese, poste sui capitelli a ingentilirne le forme. Campanaro prima, maestro poi, Barbieri e oggi “cantore” di quest’arte che ormai è stravolta dalla elettrificazione. Le campane infatti seguono la modernità, mentre i 14 campanari di Montegaldella dai 12 ai 58 anni, non sembrano rassegnarsi, cristallizzando il tempo scandito dai rintocchi ancora mossi dalle mani. Il libro a loro dedicato e presentato ufficialmente il 2 ottobre scorso nella chiesa parrocchiale di Montegaldella, mette nero su bianco quarant’anni di storia del gruppo con una sequela di immagini, alcune inedite, e racconti di testimoni oculari che lo rende più un documento storico, che unicamente commemorativo. 
Di campane Lucio Barbieri non è solo maestro, ma anche grande conoscitore, al punto da essere un punto di riferimento per il Basso Vicentino. Da grande “anfitrione” delle corde, dirige ogni domenica e solennità il concerto di campane che in paese si dà per scontato, considerando che qui le campane vengono ininterrottamente suonate a mano dal 1929, quando sul campanile vennero issate le “tre bronzee sorelle”, diventate poi nove nel 1980 con il nuovo concerto e rispettivo gruppo di campanari. «In fondo, –scrive l’autore- come paese non abbiamo tradizioni più antiche di quella campanaria».

È infatti una campana l’oggetto più antico che da cinquecento anni si può ancora ascoltare. Una campanella di cinque chili, che viene suonata poco prima della messa, posta sullo stipite della porta della sacrestia dove nel bronzo si trova impressa la data 1521. «Tra le curiosità che il paese vanta  - si legge nel libro - è che qui le campane suonano da atavica tradizione due volte prima della messa. Un segno mezz’ora prima e poi il “richiamo” a pochi minuti dalla celebrazione- Abitudine questa che non sussiste in nessun altro campanile del Vicentino», spiega Barbieri. Immancabile la sequela di volti presenti e passati, con nomi memorabili come quello di Pio Lotto e “Meneghetto” campanaro, decani e fondatori del gruppo, la cui eredità mostra ancora oggi la “vitalità” di un’arte che si vorrebbe sepolta, mentre nella piccola Montegaldella è come un soldato di trincea che difende il suo diritto alla memoria, con i campanari pronti a resistere ed esistere ancora negli anni a venire.

 

Antonio Gregolin

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