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Fossili e stalattiti, il paradiso è sotto terra

Un paradiso sotterraneo sotto i vigneti di Alonte.  SERVIZIO  GUARDA
Un paradiso sotterraneo sotto i vigneti di Alonte. SERVIZIO GUARDA
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Un paradiso sotterraneo sotto i vigneti di Alonte. SERVIZIO GUARDA

È un paradiso sotterraneo che ricorda molto da vicino Postumia, quello scoperto alla Grotta dei Mulini, ad Alonte, alle propaggini dei Colli Berici. Oltre due chilometri di grotte grandi come gallerie dell’autostrada, ricche di meraviglie naturali e reperti archeologici di grande valore scientifico che hanno lasciato stupefatti gli stessi speleologi subacquei che si sono avventurati per la prima volta oltre quello che si pensava fosse il limite. Il sito, che si trova nelle profondità sotto ai vigneti dell’azienda agricola Cà Rovere che nella serata di ieri ha ospitato la presentazione dei rinvenimenti da parte degli scopritori, è stato esplorato negli anni Sessanta per una lunghezza di mezzo chilometro, fino ad un lago a sifone. Superandolo, si sono aperti scenari e ritrovamenti del tutto inaspettati: una meraviglia della natura. «È emerso un altro mondo con laghetti, stalattiti, stalagmiti, colate grandi come fontane che ricordano molto quello che si vede alle grotte di Postumia», spiega Maurizio Da Meda, referente degli speleosub di Vicenza che si sono avventurati nelle viscere dei Berici assieme ad altri colleghi. «L’esplorazione è stata un’impresa – aggiunge - perché l’accesso alla Grotta dei Mulini è piuttosto impervio, con un percorso che dal punto di vista speleologico è considerato significativo e selettivo, con un tratto pieno di fango e pertugi, difficile da superare per chi non è preparato. Ma per scoprire quello è stato trovato, credo ne sia valsa la pena». Fino ad oggi sono state solamente sei le persone che hanno potuto mettere piede e vedere con i propri occhi le bellezze contenute nelle nuove grotte. Si tratta degli speleosub Diego Massignan, Franco Giordani, Francesco Boaria e Francesco Marchesini, del Gruppo Grotte “Trevisiol” del Cai di Vicenza, Laura Nicolini del gruppo Grotte Cai di Schio e Luca Vicenzi del Gruppo Grotte G.M. di Valstagna. Un secondo tesoro è invece emerso in un momento successivo, quando sono arrivati i primi risultati sui fossili che sono stati portati al museo civico “Zannato” di Montecchio Maggiore per capirne la valenza. «Le nuove grotte sono come un forziere che custodisce al suo interno una preziosa fortuna archeologica – precisa Da Meda – Abbiamo consegnato agli esperti del museo un campione di reperti di vertebrati e dallo studio preliminare è risultato che appartengano all'Eocene superiore, in particolare al periodo Priaboniano, circa a 35 milioni di anni fa. I più importanti, per ora, sono vertebre, costole e cranio di Prototherium, un sirenide simile al lamantino dei nostri giorni». Degli aspetti di rilevanza scientifica si sta occupando anche il prof. Nereo Preto, cattedra di geologia all'università di Padova e speleologo, che ha pubblicato un articolo sulla rivista Studi e Ricerche dell’associazione Amici del Museo Zannato. E vista l’unicità delle grotte di Alonte, lo stesso docente sta studiando la possibilità di farle dichiarare Sito di interesse geologico comunitario. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Guarda

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