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Polo agroalimentare, Verona si candida a capitale. E spunta un progetto di legge

Dopo la proposta lanciata da Zaia per una piattaforma dell’intera filiera da Verona al Garda, Bozza (FI): «Su questo distretto stiamo lavorando da mesi»
Pienone tra i padiglioni di Vinitaly: oggi ultima giornata
Pienone tra i padiglioni di Vinitaly: oggi ultima giornata
Pienone tra i padiglioni di Vinitaly: oggi ultima giornata
Pienone tra i padiglioni di Vinitaly: oggi ultima giornata

Il nome non è definito, sebbene sembri il più accreditato. Sicuramente rende bene l’idea degli obiettivi: “Distretto del cibo scaligero”. Lo scandisce con orgoglio il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza, veronese, che ha acceso il motore di questa macchina partita alcuni mesi fa e che ha caricato a bordo già «associazioni di categoria e diverse aziende dell’agroalimentare scaligero».

Il suo progetto di legge è una concreta risposta all’idea lanciata lunedì a Vinitaly dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia che, intervistato a Casa Athesis dal direttore de L’Arena Massimo Mamoli, aveva sottolineato come «questa città abbia tutte le carte in regola per candidarsi come distretto alimentare a livello nazionale». Un distretto che comprenda «il vino assieme ai prodotti gastronomici, a Verona ce ne sono tanti di altissimo livello, pensiamo al pandoro o al mondo della pasta con un'eccellenza come Rana, e molto altro ancora».

Moneta Presentata nel padiglione del Veneto la moneta che celebra la nostra regione della serie Cultura Enogastronomica Italiana–Prosecco e Granseola
Moneta Presentata nel padiglione del Veneto la moneta che celebra la nostra regione della serie Cultura Enogastronomica Italiana–Prosecco e Granseola

Diverse aziende veronesi, afferma Bozza, hanno già alzato la mano per questo progetto di «distretto del cibo che è un passo avanti rispetto a quello dell’agroalimentare (di cui esistono alcuni esempi in Veneto, ndr) perché punta a mettere in sinergia fra loro le varie realtà agroalimentari, ma anche commerciali, turistiche di un determinato territorio consentendo così un rilancio complessivo anche sui competitivi mercati internazionali per quanto concerne, in particolare, l’attrattiva turistica e l’esportazione dei prodotti del territorio, la capacità di intercettare bandi, con positive ricadute in termini anche occupazionali».

E puntualizza Bozza: «Il progetto coinvolge l’intero territorio di Verona e del Garda, ma stiamo valutando anche accordi con altre regioni perché ci sono prodotti che travalicano i nostri confini: pensiamo alla mela, non avrebbe senso escludere quella trentina». Ed ecco che il progetto di legge punta a dare un quadro normativo con l’obiettivo di tutelare e promuovere queste piattaforme.

I rischi del progetto

«Occhio a non creare mille rivoli», è l’invito di Paolo De Castro, parlamentare europeo, già presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo. Per quanto riguarda la promozione, dice De Castro, «gli interessi locali e regionali vanno inquadrati in una logica di coordinamento nazionale, come hanno già chiesto nei giorni scorsi anche i ministri Lollobrigida e Urso e pure il presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas».

Per quanto riguarda invece le risorse dei bandi europei, di cui l’europarlamentare è un esperto, il distretto porterebbe secondo lui vantaggi relativi «perché i finanziamenti vengono intercettati dalle imprese, anche associate, ma non da soggetti pubblici».

Tuttavia una piattaforma con Verona «capitale» porterebbe anche altri vantaggi, elenca Alex Vantini di Coldiretti scaligera, «pensiamo alla possibilità di fissare una contrattualistica chiara che garantisca la giusta soddisfazione anche ai produttori agricoli. Coldiretti da anni si propone anche come sindacato di filiera quindi progetti come questi li vediamo con favore: tanto più considerando che Verona è un polo dal punto di vista delle produzioni agroalimentari, delle imprese di trasformazioni, oltre che la capitale del vino».

L’inaugurazione a Fieragricola?

«Qualsiasi proposta, come quella di Zaia, è da accogliere positivamente», conferma Andrea Lavagnoli, alla guida della Cia di Verona. «Se da un lato assistiamo alla volontà dei singoli agricoltori e delle loro associazioni di rafforzare i punti di forza del settore agricolo e contemporaneamente di far lievitare potenzialità inespresse su nuove filiere produttive, nuove tecnologie, scelte di investimento in biologico e biodiversità, dall’altro c’è l’urgente necessità di incidere e di saper incidere con determinazione sulle strategie agroalimentari del Paese. Altrimenti diviene soltanto una vuota denominazione quella del ministero dell’agricoltura chiamato “della sovranità alimentare“».

Aggiunge Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona: «La nostra provincia, come mostra una recente analisi realizzata dalla nostra associazione con la Cgia, è la prima dell'agroalimentare veneto. Ovviamente quello del distretto è un progetto tutto da inventare che permetterà però ai nostri prodotti di avere una ulteriore certificazione di eccellenza, utile in periodi nei quali si sente parlare di carne sintetica e di farina di grillo. Servirà un po' di tempo, ma auspichiamo di poter presentare questa piattaforma al prossimo Vinitaly o, perchè no, già a gennaio a Fieragricola. 

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Francesca Lorandi