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L’ALBUM/1

Mio nonno come lui nella neve. E mi ha insegnato l’ecologia

Mario Rigoni Stern negli amati boschi dell'Altopiano
Mario Rigoni Stern negli amati boschi dell'Altopiano
Mario Rigoni Stern negli amati boschi dell'Altopiano
Mario Rigoni Stern negli amati boschi dell'Altopiano

Tra le molteplici esperienze formative che si può avere la fortuna di vivere da ragazzini ve ne sono alcune così preziose che finiscono per diventare parte del nostro vissuto al punto che le si porta gelosamente con sé per tutta la vita. Con Mario Rigoni Stern per me è andata proprio così.A lui infatti devo moltissimo come uomo e padre, come montanaro, come insegnante e scrittore.Al pari di molti studenti delle medie della mia generazione, conobbi "Il sergente nella neve" a scuola quando avevo dodici anni, grazie alla professoressa di lettere che ci lesse in classe alcune pagine scelte del romanzo. Come Mario, anche mio nonno paterno era stato in Russia con gli alpini, ma diversamente da lui, il padre di mio padre non fece più ritorno a casa e fu dato disperso. L'idea che i due avessero condiviso la medesima terrificante esperienza, pur con esiti diversi, mi fece da subito affezionare in maniera particolare allo scrittore di Asiago e quando leggevo le pagine di quel romanzo travolgente, mi commuovevo maturando lettura dopo lettura nuovi sentimenti che a quell'età avvertivo in tutta la loro potenza ma che ancora non riuscivo a comprendere del tutto. Il mio percorso era segnato. Lessi tutti i suoi libri, uno dopo l'altro, crebbi insieme a loro considerandoli alla stregua di amici veri, quelli fedeli e leali sui quali si può sempre contare per ottenere un buon consiglio, una sana parola capace di farti affrontare la vita con uno spirito diverso e certamente più profondo.Col tempo diventai ragazzo e poi un adulto fatto e finito, in un "sentiero" di crescita attraverso il quale le opere di Mario sono state sempre presenti offrendomi di volta in volta riflessioni, idee, visioni del mondo. E domande. Domande, sì, perché i libri di Mario mi hanno insegnato soprattutto questo: coltivare il dubbio e diffidare di quanti pensano di avere sempre risposte prêt-à-porter e di ancora quanti scelgono comode scorciatoie a ogni occasione possibile. Così come mi ha insegnato a restituire sempre la massima dignità agli ultimi e il coraggio di alzare la voce per dire "no" di fronte alle violenze di ogni tipo, ai soprusi, alle ingiustizie e alle prevaricazioni.Tuttavia ciò che negli ultimi anni ho imparato da lui più di ogni altra cosa, è la grande lezione ecologista ante litteram insita nelle sue opere, lezione che ha ulteriormente arricchito le mie idee e la mia stessa narrativa.E' soprattutto alla luce di tale considerazione che in questo particolare anno la memoria di Mario Rigoni Stern si presenta più attuale, più forte e più autentica che mai.Se è vero infatti che egli è divenuto celebre ed è tuttora conosciuto soprattutto per "Il sergente nella neve", io dico che non meno importanti sono i suoi scritti successivi. In quelle che definisco "opere forestali" vi è infatti una ricchezza ecologista inesauribile che posa sulla consapevolezza delle delicate interconnessioni esistente tra tutti gli elementi naturali.Sono proprio questi i libri che rivelano un ritorno salvifico alla natura montana dopo l'esperienza tragica e scellerata della guerra, cercando e ritrovando una dimensione di equilibrio come conseguenza di uno stile di vita in cui sono la moderazione, la misura e la prudenza a guidare il nostro agire nel mondo.Prima di chiunque altro autore Mario insisté sul dovere morale individuale e collettivo di ricercare un'armonia tra uomo e natura basato sul senso del limite che ognuno di noi dovrebbe porsi quotidianamente come imperativo categorico.La crisi ecologica che stiamo vivendo e che emerge con incredibile lungimiranza nelle opere di Mario, è però anche una crisi politica e culturale, i cui danni ed effetti acuiscono diseguaglianze socio-economiche e conflitti a livello locale e globale. Per lui imparare (ed educare) a vedere in termini diversi la nostra relazione con l'ambiente e il paesaggio naturale significava fondamentalmente ridisegnare un nuovo Umanesimo ripartendo dalle parole, che dovevano sempre essere semplici, chiare e buone, come l'acqua limpida che scaturisce dalle rocce alpine, e rileggere i suoi scritti oggi significa anzitutto misurarsi direttamente con una nuova alfabetizzazione etica che fa perno su un ideale comunitario e solidale.In questo senso l'opera omnia di Rigoni Stern esprime indubbiamente uno dei massimi esempi di "ecologia letteraria" presenti nella narrativa contemporanea, poiché offre una visione morale del mondo e una prospettiva inclusiva che, partendo dal particolare del bosco, si riflette nell'universale umano. Ecco perché oggi, nel pieno di un'epoca caratterizzata da squilibri ecologici e disastri ambientali che generano a loro volta fratture sociali ed economiche sempre più scomposte, abbiamo il dovere di far rivivere la grande lezione di Mario Rigoni Stern leggendolo e rileggendolo, facendolo conoscere ai più giovani, invitandoli a fare esattamente come fece lui, a riscoprire cioè la pace, il silenzio e la meraviglia della montagna intesa anche e soprattutto come metafora di ideale armonia tra la comunità umana e la terra. Obiettivo che tutti abbiamo il dovere di perseguire.

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Matteo Righetto

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