<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Venerdì 5 agosto ore 21.

Ecloga XI, un omaggio al poeta del paesaggio, Andrea Zanzotto

Anagoor celebra il poeta di Pieve di Soligo immaginando la sua opera come una nuova Ecloga, un’indagine appassionata sul linguaggio della scena

(Bassano del Grappa) Tra i centenari celebrati da Operaestate Festival non poteva mancare la figura di Andrea Zanzotto, poeta del secolo scorso, che viene omaggiato in questa occasione con una nuova produzione di Anagoor, Ecloga XI, un omaggio presuntuoso alla grande ombra di Andrea Zanzotto, in scena al Teatro Remondini di Bassano del Grappa, venerdì 5 agosto alle ore 21.00 in occasione del centenario della nascita del poeta del paesaggio e della psiche umana. Un evento realizzato in coproduzione con Operaestate.

Ecloga XI, è un titolo che allude alla raccolta di versi IX Ecloghe che Andrea Zanzotto pubblicò nel 1962, definite dallo stesso autore “un omaggio presuntuoso alla grande anima di Virgilio” (definizione che Anagoor richiama nel sottotitolo), riconoscendo l’impossibilità di definire un’opera immensa.

Un legame, quello tra Zanzotto e Virgilio, che si realizza in una catena poetica che passa da Dante, Petrarca, Hölderlin, Leopardi, Pasolini… Non una gara tra poeti, ma una corsa a staffetta nella quale Zanzotto sembra raccogliere tutti i testimoni, tutti i segnali provenienti dal passato e, scorgendo in avanti i segni indecifrabili della luce futura, solleva e agita la lanterna nella notte del presente facendosi Virgilio per il pubblico.

Da sempre Anagoor ha a cuore la relazione tra politica, lingua, ambiente naturale e paesaggio, portando in scena linguaggi diversi. Non poteva perciò non avvicinarsi all’opera di Zanzotto come proseguimento di un’indagine scenica sulla parola iniziata già nei primi anni del 2000.

Sono i versi enigmatici, che alternano italiano e dialetto veneto, neologismi e arcaismi, che hanno attirato l’attenzione di Simone Derai, il regista del gruppo che ha curato anche scene e luci, oltre che la complessa drammaturgia insieme a Lisa Gasparotto. 

In scena i performer Leda Kreider e Marco Menegoni, mentre le musiche sono affidate a mauro Martinuz, che da anni lavora con il collettivo. Le voci del Recitativo Veneziano sono affidate a Luca Altavilla

Da questo spettacolo non bisogna aspettarsi una semplice lettura, non si raccontano vita e opere di Zanzotto, non se ne illustra la poetica né si commentano i componimenti come ci si aspetterebbe in un normale tributo a un poeta nel periodo del suo centenario.  Alla prova del palco, l’opera di Zanzotto diventa un’indagine sincera e appassionata sul linguaggio della scena, che si apre agli spettatori con un atto di puro ascolto in assenza di immagini. Mentre si ascoltano i versi di Zanzotto uno dopo l’altro, con il sipario ancora abbassato, la sala viene attraversata dal Recitativo veneziano. Il sipario poi si alza scoprendo una tela raffigurante la Tempesta di Giorgione, ma privata delle figure umane. Puro paesaggio, l’orizzonte di una città turrita e deserta sovrastata dalla natura, a raffigurare simbolicamente la visione della devastazione climatica definitiva da cui emerge la potente sensibilità ecologica di Zanzotto.

Proprio quello stesso paesaggio è per il poeta l’unico rifugio all’esistenza stessa, e alla poesia spetta il ruolo di illuminare la via, riconsolidare l’interconnessione tra uomo e ambiente.

Anagoor racconta questa “ultra modernità da antichissimo” che connota Zanzotto, nata dalla percezione della irrimediabile frattura tra chi è ormai “versato nel duemila” e quel mondo perduto: il poeta del paesaggio, attraverso la visione della devastazione del paesaggio e la crisi del paesaggio interiore, della psiche e della lingua, afferra e connette le cause e gli effetti di un dolore che rende muti. 

Ed è proprio da qui che parte la compagnia di Castelfranco, che immagina l’intera opera di Zanzotto come una nuova ecloga, che, come in quella famosa di Virgilio, rinnova la visione di un bambino che verrà e sorriderà ai genitori.

La compagnia Anagoor è fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto nel 2000, configurandosi fin da subito come un esperimento di collettività. Oggi alla direzione di Simone Derai e Marco Menegoni si affiancano le presenze costanti di Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz e Giulio Favotto, Monica Tonietto, Gayané Movsisyan, Massimo Simonetto mentre continuano a unirsi artisti e professionisti che ne arricchiscono il percorso e ne rimarcano la natura di collettivo. Laboratorio continuo, aperto a professionisti e neofiti, Anagoor è l’alveo di una creazione aperta alla città e alle sue diverse generazioni, dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo, pretendendo tuttavia, con forza e in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro. Dal 2008 Anagoor ha la sua sede nella campagna trevigiana, presso La Conigliera, allevamento cunicolo convertito in atelier e dal 2010 fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies – art work space. Michele Mele e Annalisa Grisi completano il team seguendo management e curatela del progetto artistico.

Info: Biglietteria Operaestate Festival, via Vendramini, 35 tel. 0424 524214 – www.operaestate.it

Suggerimenti