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OPERAESTATE

Il maestro e Zanon. Con Zukerman un Castello di bellezza

Ottimo avvio della stagione della musica da camera
Ma che bel  Castello  Giovanni Andrea Zanon, violinista, classe 1988Che quartetto  Zanon con il suo ex maestro Zukerman, Forsyth e Colli
Ma che bel Castello Giovanni Andrea Zanon, violinista, classe 1988Che quartetto Zanon con il suo ex maestro Zukerman, Forsyth e Colli
Operaestate - Zanon

Più che la fama, è la partitura ad assegnare i ruoli. Giovedì 14 luglio, al teatro Al Castello Tito Gobbi di Bassano, si è esibito per OperaEstate un inedito quartetto con pianoforte composto da due giovani interpreti e due musicisti più maturi. Alla seconda categoria appartengono il celebre violista Pinchas Zukerman e sua moglie, la violoncellista Amanda Forsyth; alla prima il violinista Giovanni Andrea Zanon, classe 1998, e il pianista Federico Colli, classe 1988. I due quartetti in sol minore in programma, il K 478 di Mozart e l’op. 25 di Brahms, danno più visibilità a piano e violino, anche se il foglio di sala innalzava il nome di Zukerman al primo posto, scalando poi a Zanon, Forsyth e Colli. Zukerman è straordinario anche come violinista, e avrebbe quindi potuto guidare il quartetto, ma a Bassano ha imbracciato la viola, uno strumento che presidia il registro intermedio ed è quindi più vocato a creare il tessuto connettivo dell’insieme che a imporsi come mattatore della serata. Così, a voler semplificare, si può dire che Zanon, già allievo di Zukerman alla Manhattan School of Music, ha avuto nel suo insegnante un “gregario” di lusso, decisivo, con il suo lavoro sulle voci interne, a garantire il buon esito del concerto. La notizia semmai è che un concertista famoso e celebrato come l’israeliano, con cinquant’anni di carriera alle spalle, ha lasciato più spazio all’allievo, riconoscendone l’indubbio talento. Ma più ancora di Zanon è Federico Colli a convogliare l’attenzione su di sé, in particolare nel quartetto di Mozart, organizzato in pratica come un concerto per piano e archi. Il pianista bresciano rivela, fin dall’apertura, un tocco nitido, una studiata leggerezza, un’incantevole articolazione, quella rara abilità di far sentire tutte le note anche nei passaggi veloci e sommessi, insomma un pianismo di idee chiare e distinte molto adatto alla partitura del salisburghese. E poco male che questa stessa chiarezza metta in evidenza anche qualche piccolo inciampo. Il risultato è più che convincente, merito anche degli archi compatti, coesi e controllati, che però, com’è naturale, soffrono di più l’acustica difficile dei concerti all’aperto. Sbalzato in una lettura tesa e asciutta, in tempi spediti, il quartetto di Brahms dà un più ampio spazio d’espressione a violino, viola e violoncello. Si pensi solo all’inizio del primo allegro, con il tema esposto dal piano che viene ripreso in successione da violoncello, viola e violino: più che di un dialogo a due, com’era in Mozart, qui si può ben parlare di una cameristica conversazione a quattro. Non a caso nella partitura del tedesco meglio si coglie la cavata calda e sicura di Amanda Forsyth, la voce pastosa della viola di Zukerman e il limpido Guarneri del Gesù di Zanon che, quando può, l’interprete valorizza in passaggi ispirati. Colli stesso opta per un profilo più defilato, scegliendo un tocco meno brillante, che meglio si amalgama alle tessiture degli archi, salvo poi dispiegare la sua tecnica nel celebre rondò finale “alla Zingarese”, un’efficacissima evocazione della tradizione tzigana che chiude in bellezza il concerto. Buona la partecipazione del pubblico e cordialissimi applausi, ma niente bis. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Filippo Lovato

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