Un altro grande del teatro contemporaneo italiano: Romeo Castellucci (28 luglio al Csc San Bonaventura), che qui riflette sul potere del linguaggio, in uno spettacolo-installazione basato su una rappresentazione spettrale di nomi e parole. Un frenetico susseguirsi di parole che fa sì che alcune di esse rimangano impresse in ciascun spettatore, mentre altre - la maggioranza - andranno perse. Un linguaggio che è solo un rumore bianco, che non lascia nessuno spazio alla scelta o alla comprensione, proprio come la comunicazione nel Terzo Reich, inculcata e obbligatoria, la cui violenza è pari alla pretesa di una finta uguaglianza.