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TURCHIA E GRECIA, CARE NEMICHE

Erdogan passa in rassegna ilpicchetto d’onore che le autorità greche gli hanno riservato per la prima visita ufficiale ad Atene di un presidente turco dopo 65 anni. Le relazioni tra i due Paesi sono da sempre problematicheUn poliziotto greco a guardia di una moschea visitata da Erdogan
Erdogan passa in rassegna ilpicchetto d’onore che le autorità greche gli hanno riservato per la prima visita ufficiale ad Atene di un presidente turco dopo 65 anni. Le relazioni tra i due Paesi sono da sempre problematicheUn poliziotto greco a guardia di una moschea visitata da Erdogan
Erdogan passa in rassegna ilpicchetto d’onore che le autorità greche gli hanno riservato per la prima visita ufficiale ad Atene di un presidente turco dopo 65 anni. Le relazioni tra i due Paesi sono da sempre problematicheUn poliziotto greco a guardia di una moschea visitata da Erdogan
Erdogan passa in rassegna ilpicchetto d’onore che le autorità greche gli hanno riservato per la prima visita ufficiale ad Atene di un presidente turco dopo 65 anni. Le relazioni tra i due Paesi sono da sempre problematicheUn poliziotto greco a guardia di una moschea visitata da Erdogan

C’è stato un momento in cui Recep Tayyip Erdogan si aggirava per l’Europa col cappello in mano. Cercava di strappare il sì all’ingresso nell’Unione per la sua Turchia, che dal punto di vista economico sembrava avere le carte in regole per entrare a far parte del club ma che invece veniva regolarmente respinta per altri motivi, a cominciare dalla non riconosciuta occupazione di metà Cipro. Negli ultimi anni le cose sono cambiate parecchio, al punto che adesso a Erdogan non solo non interessa più la tessera di socio europeo, ma il suo obiettivo vero è quello di diventare punto di riferimento fondamentale per il Medio Oriente. Ecco perché la sua visita ufficiale in Grecia, la prima di un presidente turco da 65 anni in qua, acquisisce un significato particolare. Grecia e Turchia non vanno molto d’accordo, questo è noto, nonostante siano due Paesi alleati nella Nato. Per questo non si esagera quando si definisce storica la visita del sultano ad Atene. Negli ultimi tempi il barometro delle alleanze segna una forte “esposizione” della Turchia nei confronti di Russia e Iran: questi sono stati i due interlocutori e i due attori principali nel panorama mediorientale devastato dalla presenza dello Stato islamico. La visita di due giorni in Grecia potrebbe anche avere l’obiettivo di aumentare la collaborazione tra i due Paesi. Ma la versione bucolica dell’incontro si è subito schiantata sulle rivendicazioni geografiche di Ankara. «Davanti al suo omologo greco Prokopis Pavlopoulos - riporta l’Ansa - ha auspicato un aggiornamento del trattato di Losanna del 1923 che definisce i confini dei due Paesi, spesso contesi, e inquadra lo status della minoranza musulmana di origine turca che sarebbe discriminata. Parole a cui il presidente greco ha replicato escludendo qualsiasi revisione dell’accordo. Erdogan non ha risparmiato frecciate neppure sugli 8 sospetti militari golpisti che la giustizia greca si è rifiutata di estradare in Turchia». Ma i temi discordanti sono parecchi. A cominciare da Cipro, divisa in due come una mela, con una metà greca riconosciuta dall’universo mondo e con l’altra metà turca e confinata in un angolo della storia. E con i negoziati per la riunificazione di nuovo interrotti. Come rileva Il Foglio, questa visita era una sorta di test probante per Erdogan. «Si fosse mostrato aperto e disponibile al dialogo con la Grecia - scrive Il Foglio - e con lei l’Europa tutta, avrebbero capito che con il sultano c’è ancora possibilità di lavorare assieme. Le cose, almeno a giudicare dal primo giorno di visita, sono andate al contrario». Sì, perché Erdogan, dopo i convenevoli di prammatica, è andato a battere i pugni sul tavolo del presidente greco, rivendicando, come detto, territori contesi tra Grecia e Turchia e suscitando la replica secca di Pavlopoulos. Quanto alla minoranza musulmana di origine turca presente in Grecia, dopo aver espresso la sua preoccupazione al collega di Atene, il sultano è andato a visitare gli esponenti della comunità islamica di Komotini come se volesse rassicurarli sulla vicinanza di Ankara. Ma al di là della fermezza con cui il sultano ha tenuto la linea sulle questioni storico-politiche, il motivo vero della sua visita ad Atene era legato al business. «Dobbiamo guardare al bicchiere mezzo pieno», ha detto ad Alexis Tsipras che, a sua volta, ha ribadito che l’obiettivo è quello di costruire ponti e non muri. Ogni riferimento al presidente americano Trump, peraltro reduce dall’annuncio, assai poco gradito da parte di Erdogan, del trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, era puramente voluto. In ogni caso le arroganti pretese del leader turco denotano un ribaltamento di forze rispetto al Vecchio Continente: prima era lui ad andare col cappello in mano a chiedere l’ingresso nel club Ue, ora è Angela Merkel a implorare la Turchia di tenersi quei profughi che altrimenti invaderebbero le nostre strade. E domani Erdogan sarà a Mosca dall’amico Putin a studiare il da farsi. Quanto resterà ancora la Turchia nella Nato non è dato sapere. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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