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MINIMA EUROPA
ITALIA E FRANCIA
SCONTRO TOTALE

Nei cantieri navali francesi Stx a Saint-Nazaire si costruiscono anche  le grandi navi da crocieraPaolo Gentiloni ed Emmanuel Macron all’ultimo G7. Ora c’è tensione
Nei cantieri navali francesi Stx a Saint-Nazaire si costruiscono anche le grandi navi da crocieraPaolo Gentiloni ed Emmanuel Macron all’ultimo G7. Ora c’è tensione
Nei cantieri navali francesi Stx a Saint-Nazaire si costruiscono anche  le grandi navi da crocieraPaolo Gentiloni ed Emmanuel Macron all’ultimo G7. Ora c’è tensione
Nei cantieri navali francesi Stx a Saint-Nazaire si costruiscono anche le grandi navi da crocieraPaolo Gentiloni ed Emmanuel Macron all’ultimo G7. Ora c’è tensione

Cos’è che unisce la più grande compagnia di telecomunicazioni italiana, i cantieri navali francesi tecnologicamente più avanzati e la polveriera geopolitica che sta per saltare in aria in Libia? Semplice, sono solo tre dei fronti su cui Italia e Francia se le stanno dando di santa ragione. Anzi, per amor del vero, è la Francia che picchia come un fabbro ferraio mentre l’Italia, dopo tante botte, tenta timidamente una reazione.

Non è una novità che i francesi, a prescindere da chi sia il temporaneo inquilino dell’Eliseo, mirino esclusivamente a tutelare i propri interessi nazionali, mettendo il concetto di Europa in secondo o terzo piano. Qualcuno si era illuso che con l’elezione alla presidenza di Emmanuel Macron, vincitore proprio grazie allo sventolio di bandiere blu con dodici stelle, anche Parigi potesse cominciare a giocare nella squadra dell’Unione, favorendo il superamento di una crisi in parte dovuta proprio agli atteggiamenti eccessivamente nazionalisti di diversi membri, a partire da Parigi. Poi succede che, in barba agli accordi presi col predecessore Francois Hollande, Fincantieri venga bloccata dall’acquisto del capitale di controllo dei cantieri di Saint-Nazaire, peraltro a suo tempo rilevata dai coreani di Stx. Macron considera quel cantiere strategico per la Francia e quindi non esita a nazionalizzare il sito produttivo, proponendo alla società italiana di prendere il 50 per cento. Roma non cede e vedremo cosa succederà di qui alla fine.

Di sicuro non ha giovato al clima delle relazioni il modo con cui Vivendi ha gestito il passaggio della gestione di Tim, la società di telecomunicazioni italiana di cui già deteneva il 24%, sotto il controllo diretto. Il tutto senza mandare neanche un biglietto di cortese avviso al governo italiano. Tenendo presente che in pancia a questa società chiave per gli equilibri nazionali c’è anche Telecom Sparkle, la controllata che gestisce una rete di cavi di sottomarina usata dalle più importanti agenzie di intelligence occidentali. Il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, è stato chiaro nel giustificare il clamoroso retromarcia: «Offriamo all’Italia di gestire i cantieri francesi ma il controllo deve essere paritario: propongo di costruire insieme un colosso europeo della cantieristica». Dall’altra parte il collega italiano, Pier Carlo Padoan, reduce dalla maratona che ha portato al salvataggio delle banche venete regalandole a Intesa Sanpaolo (piccolo inciso: lo stimato ad di Unicredit è un francese, Jean Pierre Mustier), ha ribadito il concetto a Il Sole 24 Ore: «Vorrei vedere più Italia nel mondo: quando le nostre aziende vanno a fare investimenti all’estero ci aspettiamo parità di trattamento». E sarà per questo se il ministro Carlo Calenda, parlando di Vivendi e Tim, ha avvertito: «Applicheremo con intransigenza le norme sulla golden share».

Ci mancava solo la Libia e la decisione dell’Italia di mandare le navi militari in acque africane per arroventare ulteriormente il clima già torrido. Il generale libico Khalifa Haftar, padrone incontrastato della Cirenaica da poco ricevuto con tutti gli onori a Parigi, ha detto che è pronto a bombardarle. Tenuto conto che a scatenare tutto questo caos fu Sarkhozy nel 2011, ora la Francia sembra dettare legge anche su un Paese storicamente in “orbita” italiana. Fortuna che Macron è un europeista convinto.

Marino Smiderle

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