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MALTA “SPORCATA” DAL SANGUE

Cittadini maltesi davanti al parlamento di La Valletta chiedono le dimissioni del primo ministro Joseph Muscat e del governo dopo gli sviluppi giudiziari del caso legato all’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. EPA/DOMENIC AQUILINA Il primo ministro di Malta Joseph Muscat. ANSA/VASSIL DONEV
Cittadini maltesi davanti al parlamento di La Valletta chiedono le dimissioni del primo ministro Joseph Muscat e del governo dopo gli sviluppi giudiziari del caso legato all’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. EPA/DOMENIC AQUILINA Il primo ministro di Malta Joseph Muscat. ANSA/VASSIL DONEV
Cittadini maltesi davanti al parlamento di La Valletta chiedono le dimissioni del primo ministro Joseph Muscat e del governo dopo gli sviluppi giudiziari del caso legato all’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. EPA/DOMENIC AQUILINA Il primo ministro di Malta Joseph Muscat. ANSA/VASSIL DONEV
Cittadini maltesi davanti al parlamento di La Valletta chiedono le dimissioni del primo ministro Joseph Muscat e del governo dopo gli sviluppi giudiziari del caso legato all’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. EPA/DOMENIC AQUILINA Il primo ministro di Malta Joseph Muscat. ANSA/VASSIL DONEV

A Malta si può fare il bagno anche a novembre e c’è il più basso livello di tassazione dell’Unione europea. Due ragioni sufficienti per indurre molti professionisti italiani e inglesi (le due lingue più parlate in questa isola cattolicissima) a piantare le tende a queste ventose e assolate latitudini. E magari anche per comprarsi un passaporto che assicura un trattamento privilegiato, dal punto di vista economico e fiscale, rispetto al resto d’Europa. «Fin che dura», spiegano alcuni operatori finanziari reduci da floridi bilanci e da lauti guadagni grazie alla politica incentivante nei loro confronti da parte del governo di La Valletta, guidato dal laburista ed ex anchorman televisivo Joseph Muscat. Già, finché dura, perché la crescita del Pil dell’8 per cento registrata nel 2018, a fronte degli zerovirgola del Vecchio Continente, è considerata proprio frutto di questa politica d incentivazione che a Bruxelles sospettano essere frutto di un regime da paradiso fiscale. Ma quando l’altra sera l’Alfa Romeo presidenziale di Muscat è stata presa di mira dai cittadini infuriati che chiedevano a gran voce le sue dimissioni da leader del Paese, a La Valletta più di qualcuno ha pensato che questo sistema fosse arrivato all’ultima corsa. Anche a causa delle inchieste sulla branca maltese dei Panama papers condotte dalla giornalista Daphne Caruana Galizia, fatta saltare in aria il 16 ottobre 2017, dopo che i suoi articoli avevano lasciato intendere che diversi personaggi vicini al governo di Muscat, a cominciare dall’allora capo di gabinetto Keith Schembri, avevano contribuito a “ripulire” del denaro sporco. In particolare la giornalista maltese aveva accusato la moglie di Muscat di avere ricevuto mazzette dall’Azerbaigian, in una sorta di compenso per aver permesso a una banca di pulire ingenti somme di denaro provenienti da Baku. A finire in galera, per ora, sono stati i tre esecutori materiali dell’omicidio della giornalista, pagati con 50 mila euro ciascuno per aver fatto saltare in aria la Peugeot su cui viaggiava Caruana. Schembri era stato arrestato e poi è stato scarcerato. E l’altra sera Muscat, le cui dimissioni erano chieste a gran voce dai maltesi radunati in piazza a La Valletta, ha detto che prima di prendere ogni decisione aspetterà la chiusura giudiziaria definitiva del caso. L’economia, evidentemente, non è tutto nella vita. Questo leader laburista stile Blair, da sei anni al timone di Malta, ha costruito il consenso sul boom dell’economia, favorito ovviamente dagli investimenti dall’estero. «I dati mostrano che nel 2018 il Prodotto interno lordo si è attestato a 12 miliardi e 320 milioni di euro - registrava il Corriere di Malta con un certo orgoglio - dopo un aumento di 1.006 milioni di euro. In termini reali, l’economia maltese è cresciuta del 6,6%. Questa crescita è il risultato, tra i tanti fattori, di un aumento di oltre il 5% del consumo interno. Tutti i principali settori dell’economia hanno registrato un segno in positivo: i servizi, per esempio, segnano un +686 milioni di euro, l’industria un +88 milioni, il settore edile un +37 milioni, la pesca e l’agricoltura un +22 milioni». Girando per le strade dell’isola si ha l’impressione di essere in una sorta di Sicilia con la disciplina dell’Inghilterra. Strade pulite, città sicure, benessere palpabile: una sorta di paradiso terrestre in via di evoluzione, con gru e lavori in corso più o meno dovunque. Aggiungiamoci la meraviglia della chiesa di San Giovanni Battista nella capitale, con due Caravaggio a illuminarla, e il quadro è completo. Logico che i tanti stranieri residenti qui non siano stati attratti solo dalle baie e dalla bellezza di Malta: un operatore finanziario medio qui prende sei-settemila euro al mese netti con un importo complessivo che in Italia, tra una cosa e l’altra, darebbe origine a uno stipendio di poco più di tremila euro. E più si sale di livello, più la convenienza a venire a Malta aumenta. Ma il mare pulito ora è stato sporcato dal sangue. E l’Unione europea minaccia di usare la ramazza. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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