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LA SFIDA LIBERISTA DI BOLSONARO

Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, al centro con la moglie Michelle durante l’inaugurazione del suo mandato al palazzo presidenziale Pianalto a Brasilia. Il suo programma populista ha conquistato il consenso.  ANSA/AP PHOTO/SILVIA IZQUIERDOUna supporter di Bolsonaro durante l’insediamento. EPA/MARCELO SAYAO
Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, al centro con la moglie Michelle durante l’inaugurazione del suo mandato al palazzo presidenziale Pianalto a Brasilia. Il suo programma populista ha conquistato il consenso. ANSA/AP PHOTO/SILVIA IZQUIERDOUna supporter di Bolsonaro durante l’insediamento. EPA/MARCELO SAYAO
Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, al centro con la moglie Michelle durante l’inaugurazione del suo mandato al palazzo presidenziale Pianalto a Brasilia. Il suo programma populista ha conquistato il consenso.  ANSA/AP PHOTO/SILVIA IZQUIERDOUna supporter di Bolsonaro durante l’insediamento. EPA/MARCELO SAYAO
Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, al centro con la moglie Michelle durante l’inaugurazione del suo mandato al palazzo presidenziale Pianalto a Brasilia. Il suo programma populista ha conquistato il consenso. ANSA/AP PHOTO/SILVIA IZQUIERDOUna supporter di Bolsonaro durante l’insediamento. EPA/MARCELO SAYAO

I fan brasiliani lo chiamano il Capitano, e qualcuno in Italia potrebbe pensare a un gemellaggio transoceanico tra leader sovranisti. Ma Jair Bolsonaro, in questo momento, ha qualcosa di più complicato e ambizioso a cui pensare: rilanciare il Brasile dopo che gli anni della speranza di Lula e di Dilma Rousseff, stelle della sinistra del Partito dei lavoratori, sono finiti affogati negli scandali della corruzione e con pesanti condanne. Il punto è che le premesse non sembrano le più rosee, considerato il pedigree del nuovo presidente caratterizzato da attestati di stima per la passata dittatura militare carioca, da atteggiamenti maschilisti a da incitazioni rivolte agli agenti di polizia affinché si decidessero a uccidere più criminali, senza pietà. Insomma, il manuale del politicamente scorretto veniva puntualmente sfogliato a declinato nelle discussioni parlamentari di questo oscuro deputato di estrema destra che nessuno mai pensava sarebbe potuto diventare il presidente del Brasile. Difficile dire se la causa di questa elezione a sorpresa sia imputabile più all’inanità delle amministrazioni precedenti o all’abilità di Bolsonaro di conquistare il consenso dei propri connazionali con un programma populista dai toni, come dire, piuttosto rumorosi. Il punto è che adesso lui è al comando e, nonostante le premesse non esaltanti, in Brasile si respira la stessa aria di speranza e di ottimismo che circolava ai tempi del primo Lula. Dire una cosa del genere sembra una bestemmia, non solo per i fan, delusi o no, del leader del partito dei lavoratori, ma anche per i conservatori che non si trovano benissimo in compagnia del presidente che ha appena inaugurato a Brasilia il suo mandato. E, stando agli ultimi sondaggi, tre quarti dei brasiliani si dicono soddisfatti dei primi passi mossi del governo Bolsonaro. A cominciare dalla scelta di Sergio Moro, il magistrato che ha seguito lo scandalo di Lula con l’inchiesta “Lava Jato”, per l’incarico di ministro della Giustizia (vedi articolo nel box), una mossa che ricorda molto l’evoluzione politica di Antonio Di Pietro in Italia dopo l’inchiesta “Mani pulite”. Ma non sono solo le mosse populiste a convincere gli elettori. C’è la questione economica in primo piano. Bolsonaro, come ha ricordato l’Economist, non è certo un liberale naturale ma ha affidato le leve della politica economica a un genuino sostenitore del libero mercato come Paulo Guedes, un ex banchiere con un dottorato conseguito all’Università di Chicago. E adottare una politica liberista in economia, di questi tempi, non è molto frequente negli ambienti sovranisti e populisti. «Dal 1980 - ricorda l’Economist - il Pil brasiliano è cresciuto a una media del 2,6 per cento all’anno, molto al di sotto dalle altre performance dei cosiddetti mercati emergenti. Guedes vuole procedere con la deregolamentazione, semplificare le procedure fiscali per le imprese, privatizzare le aziende statali e abbattere l’enorme rapporto tra deficit e pil che l’anno scorso ha raggiunto il 7 per cento». Un vasto programma, direbbe De Gaulle, che non si realizza con le sparate a effetto, più o meno digeribili che siano. La scommessa che in questo momento hanno fatto i mercati, mettendo per un attimo da parte i lati oscuri di questo presidente per certi versi inquietante, è che Guedes riesca a procedere a colpi di liberalizzazioni vere e di approcci realistici a un problema che, e torniamo al parallelo, ricorda molto quello che sta affrontando l’Italia avviluppata nelle schermaglie interne al governo gialloverde. Bolsonaro è al corrente che la chiave di volta per ripartire è nascosta nel mare di spesa che riguarda le pensioni. Lo è non solo perché percepisce una pensione militare da quando aveva 33 anni, ma soprattutto perché per ridurre il deficit dovrà elevare il limite dell’età pensionabile e modificare il generoso meccanismo di aggiornamento delle rendite. Questo sarà il primo test vero per un governo che deve comunque quadrare i conti. Se Bolsonaro saprà risolvere questo problema, può essere che qualcuno riesca a digerire le sue sparate. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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